giacchè un animo mi aveva detto tante volte le stesse cose, mi lasciai metter su a portare a casa di nascosto al babbo i disegni; cominciai a studiarvi sopra la notte; e ora, ah! ora non mi riesce più d’abbandonarli... Ma! tu lo vedi; è una continua disobbedienza a mio padre... e una volta o l’altra se ne accorgerà. Io tremo sempre... Oh! sorella mia, eccomi tutto nelle tue braccia; salvami, se tu puoi, da questa tribolazione.» L’Anna stava col capo appoggiato alla palma della mano, come chi e assorto in profonda riflessione; e Francesco tutto in lei confidente pendeva dalle sue labbra. Quand’ella, risoluta lo prese per la mano, e gli disse: «Animo, non ti sgomentare, Francesco. A tutto v’è il suo rimedio. Il babbo va obbedito, lo so; e ad ogni costo devi obbedirlo; non più nottate; non più sotterfugi; fa di non aver da arrossire o da tremare di faccia a lui. Procacciati la contentezza di saperlo obbedire. E poi, e raddolciva la voce, e poi lascia a me la cura del rimanente. Il babbo è amorevole sai? più amorevole che non credi. Tu... me ne sono accorta... con questo patema sull’anima, tu lo temi troppo severo; non ardiresti palesargli francamente il tuo stato come hai fatto con me. Questo vuol dire che sarebbero giusti i suoi rimproveri. Ma intanto fa di non meritarli, ed io vedrò se senza andar contro la sua volontà, senza affliggerlo, tu potessi ripigliare i tuoi studj. Se hai una vera vocazione anch’egli deve conoscerla, e saprà rispettarla; ma prima di tutto, ch’ei la conosca. Hai tu capito? Darai tu retta al mio