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essere entrambi vissuti poco dopo quel fatto meritano fede grandissima. Secondo il primo «Elmichi, ucciso Alboino tentò di invaderne il regno. Ma nol potè, chè i Longobardi troppo dolenti della morte di quello, macchinavano di tor lui stesso di mezzo. Tosto Rosmunda mandò a Longino, prefetto di Ravenna, che senza indugio spedisse una nave a prenderli. Longino lieto della novella mandò subito la nave su cui Elmichi e Rosmunda, ormai sua consorte, di nottetempo fuggirono. E recando con essi Alsuinda figlia del re e tutto il tesoro dei Longobardi velocemente giunsero a Ravenna. Allora Longino prefetto prese a tentare Rosmunda perchè uccidesse Elmichi e con lui si maritasse. Quella, siccome era facile ad ogni nequizia, bramosa di farsi signora dei Ravennati consentì a commettere un tanto delitto. E ad Elmichi, uscente del bagno una coppa di veleno che asseverava ottimo alla salute propinò. Esso, come sentì di aver bevuto la morte, snudata la spada costrinse Rosmunda ad ingojare il rimanente. E così per giudizio di Dio onnipotente gli uccisori scelleratissimi ad un tempo perirono». Secondo l’altro «Ma accortosi Elmegiso che quella era la bevanda di morte, allontanò dalla sua bocca la tazza e porsela alla regina, dicendo: Bevi or tu meco. Ma essa non volle: perchè sfoderata la spada, e sopra lei appuntatala, le disse: Se non bevi, ferisco.» Non è cui non balzi sott’occhi a prima vista la mirabile identità sostanziale del racconto fatto dalli due Storici quasi contemporanei con quello della popolare canzone.
Secondo il Cav. Nigra le lezioni numerose di questo canto sparso in tutta l’Italia superiore si possono ridurre a tre principali, la Canavese e Monferrina, la Piemontese e la Veneta, e «sembra quindi molto probabile che il canto sia stato composto primitivamente nel dialetto parlato dalle popolazioni che durante la dominazione longobarda abitavano la valle del Po,» ed in epoca contemporanea al fatto che narra, cioè nel sesto secolo dell’Era volgare, per cui esso sarebbe uno dei monumenti poetici più antichi dell’Europa moderna. Lamenta egli che prima di lui questo canto non fosse stato ancora esaminato seriamente, avendolo Cesare Cantù giudicato senz’altro di origine veneziana nella sua Storia Univer-