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zoldi nelle Origini Italiche e Gioberti nel Trattato del Buono e del Bello, ma invece sia come e forse più della latina vetusta, e fosse adoperata contemporaneamente alla medesima dalle plebi nei domestici conversari, a quella guisa che noi adoperiamo i dialetti, come già sostennero Celso Cittadini, il Gravina, il Quadrio, l’Alciato, il Filelfo, il Poggio, il Menaggio, il Maffei ed altri.

Abbiamo in Sicilia le tenzoni, in Corsica la pachiella ed i ninna-nanna che corrispondono ai nannarisma delli Elleni ed alle cullabie del Settentrione, a Napoli i canti funebri detti lamenti o triboli che in Sardegna ed in Corsica denominavansi attidos ma scomparvero perchè degeneràti in lamenti prezzolàti come quelli delle Romane prefiche. Abbiamo nell’Italia di mezzo ed altrove i Rispetti, li strambotti, i saluti, i maggi, i ramanzetti, le rifiorite, i fiori, le villotte, le villanelle, le mattinate, le albe, le lettere, i sospiri d’amore, le serenate, le canzonette, le storie, la folletta, e le laudi spirituali, oltre le furlane nel Friuli, e le barcarole a Venezia: nulla contando i canti carnescialeschi che sono semplici imitazioni, e furono messi in voga da Lorenzo de’ Medeci per melio strangolare nell’obblio di laidi bagordi la libertà fiorentina.

Moltissimi furono i raccolitori dei canti popolari in Europa durante questa prima parte del secolo, ma per non ire troppo in lungo accennarò i principali soltanto tra quelli che si occuparono dei canti d’ltalia. Essi sono Guglielmo Müller ed O. L. B. Wolff = Egeria raccolta di poesie italiane = P. E. Visconti = Saggio di canti popolari della provincia di Marittima e Campagna; Atanagio Basetti pej canti delli Apennini; Alfredo Reumont = Italia = Köpisch = Agrumi =; C. Blessig = Römische Ritornelle = Silvio Giannini, Giuseppe Tigri, il Padre Pendola, Stanislao Bianciardi, la Tipografia Cino e Tommaseo Nicolò pei Toscani; Oreste Marcoaldi = Canti popolari inediti, umbri, liguri e piceni, piemontesi, latini =; Crispi Giuseppe Vescovo di Lampsaco pei canti greco-albanesi delle colonie di quei popoli stabilite in Sicilia; Angelo Dal Medico pei veneziani; Andrea Alverà e Cristoforo Pasqualigo pei vicentini; oltre al Nicolini, al Marenco, al Vigo, al Pieri, al Thouar, al Carrer, al Pompili, al Sebastiani, al Nigra, a Cesare Cantù, al