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Determinare come tai canti si formino è la cosa più ardua del mondo, sfuggita sinora a qualunque insistente ricerca. Un bel giorno in mezzo ad una piazza cittadina, o nel fondo oscuro di un chiasso, o nell’aperto dei campi si alza una canzone mai fino allora ascoltata. Chi ne à composto i versi? Chi la musica? Nessuno lo sà, e quasi sempre nessuno tenta saperlo. Musico e Poeta, che sono spesso una sola persona, rinunziano volontieri alla compiacenza di essere conosciuti per tali, il popolo non vuole offenderne la modestia e li corona col serto più lusinghiero che possa, allegrando con le creazioni loro gentili i sudàti lavori e li onoràti riposi. In pochi giorni il nuovo canto si espande, viene ripetuto in ogni dove e da tutti, passa inteso e non visto monti, flumi e confini ridendosi dei gabbellotti che nol posson graffiare, e compie una vera marcia trionfale che dura più o meno secondo che presto o tardi surga un’altra canzone a detronizzarlo; e quando questa trionfa egli cede sùbito il posto ed entra nella eletta dei canti che formano il patrimonio comune, ed i quali sebbene non abbiano il fanatico omaggio della novità vengono sempre custoditi con amore, tramandàti con precisione, ripetuti con suprema dolcezza.
A questo proposito Cesare Cantù nella sua Storia Universale racconta come egli circa il 1840 trovassesi a Napoli quando uscì la prima volta la celebre canzonetta = Io ti voglio bene assai = che in breve ora fece il giro d’ Italia. Egli assistette al fenomeno della fresca creazione popolare e potè esaminarlo da vicino con interesse bensì ma senza riuscire a frangerne il velo. Tutti erano ansiosi di conoscere e chiedevano il nome dell’autore di quel canto che era delizia ugualmente del lazzarone di Santa Lucia e della gran dama di via Toledo, ma nessuno fu capace di scoprirlo: ed al teatro di San Carlino venne rappresentata allora una commedia l’intreccio della quale aggiravasi appunto sulla ricerca dell’incognito famoso.
Siccome i costumi, i linguaggi e le idee subiscono una trasformazione continua; trasformazione alla quale nulla può sfuggire nell’ordine fisico e nel morale, così anche i canti popolari vengono sensibilmente modificàti dalle succedentisi generazioni le quali non solo ne creano di nuovi, ma anche li antichi addattano ad una forma al gusto loro più consentanea