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interno delle officine: tanto ascoltarle nel più inspirato dei loro colti poeti o nel più sottile dei logici, quanto nella cantilena dell’infimo proletario o nella fiaba della feminuccia ignorante; a coloro infine che sanno come il popolo sia veramente il grande ed inesauribile serbatojo di ogni forza e virtù; serbatojo onde emergono prima le stirpi che poi si vantano illustri, e che, dove non si spengano, deggiono in esso nuovamente confondersi a ritemprarvi l’anima sfibrata dall’orgolio e dalla mollezza.
Tra le manifestazioni molteplici della vita e dello spirito popolare quella che forse più delle altre attirò di recente l’attenzione delli eruditi fu la poesia che in ogni nazione non solo, ma in ogni provincia e nelle singole parti della medesima à speciali caratteri onde è distinta da quella delle altre parti, o delle altre provincie, o della nazione, così come questa ne à tali che la differenziano affatto da quella dei popoli diversi od affini.
La predilezione allo studio della poesia popolare è d’altronde ben naturale se si rifletta che il primo linguaggio di ogni popolo fu il canto; che nella infanzia delle genti la poesia venne adoperata a dettare e le leggi e la storia, e quanto di più sacro venera l’uomo: così che poeti erano i Nabì o profeti che nella Biblia oltre che un’opera di morale squisita lasciarono un documento prezioso di Storia primitiva, e poeti furono li Scaldi ed i Bardi che in istile immaginoso e possente vergarono le antichissime storie del Settentrione e dei Celti; che in fine il popolo serba tenacemente colla sola memoria i propri annali melio che se fossero sculti in tavole di bronzo, e che abbiamo quindi certezza di rinvenire con attenta disamina nei semplici ed inspirati suoi canti un tesoro di rivelazioni e di documenti irreperibili altrove. Di più ci ammaestra una quotidiana esperienza come il popolo affidi tuttora alle canzoni ogni simpatia ed ogni odio che l’agita, e con perpetua elaborazione commetta alle stesse di eternare li avvenimenti che l’ànno più gagliardamente ricreato o percosso.
Non è quindi futile curiosità quella che spinge tanti uomini dotti a radunar questi canti e farli oggetto di attenzioni infinite; e se l’ansia loro in tal’opera potrebbe dirsi quasi febbrile n’anno