Pagina:SD Luzzatto - Commentary on Bereshit.pdf/19


viii

rimangono, colla cognizione della lingua santa spontaneamente s'interpretano. Le transazioni pacifiche e commerciali erano rare coi popoli finitimi, e rarissime coi lontani. Quindi nulla esser poteva l'influenza delle nazioni straniere, a cagionare modificazioni ed alterazioni nell'ebraica favella. E diffatti noi veggiamo, che tosto che una nazione alquanto lontana, e parlante una lingua diversa, tosto che, dico, la nazione babilonese invase la Giudea, l'ebraico idioma non tardò a decadere della sua purità, e ad adottare quantità di Caldaismi, dai quali non si è poscia mai più liberata. Fino allora, il popolo di Dio, per la propria teocratica costituzione tenendosi possibilmente separato dalle genti idolatre, nè mai avendo sofferta invasione di orde remote, che d'una diversa lingua facessero uso, sorprendente cosa non è, se potè per sì lunga stagione conservare invariabilmente il proprio idioma. Vinca il vero dunque, e si ritenga per inconcussa verità, che il sacro volume del Pentateuco appartiene tutto intero, come tutta l'antichità ha sempre creduto, all'arciprofeta Mosè.

Rimane che io vi tenga parola, studiosi giovani, sull'integrità del medesimo sacro libro; e sarà questa la parte più lunga, più istruttiva e più dilettevole dei presenti Prolegomeni. L'assurda accusa, contro la nostra nazione anticamente intentata da alcuni cristiani, per esempio da Giustino martire ed Ireneo, indi in tempi meno remoti da alcuni nazionali passati al cristianesimo, per esempio Nicolao de Lyra e Paolo Burgense, l'assurda accusa, dico, che le sante scritture sieno state da noi maliziosamente, e in odio de' cristiani, mutilate e sfigurate, è oramai riconosciuta da tutti i moderni critici, per quella ch'ella è, vale a dire destituta da ogni ombra di ragione, ed anzi alla sana ragione ripugnante assolutamente e contraria, nè giova altrimenti che ci arrestiamo ad impugnarla. Piacemi soltanto rilevare una solenne menzogna