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morta mai. Voi dunque non ne siete i creatori; ma gli eccitatori della sua vita. Autorevoli nel ministero delle leggi, che sarete per bandire, dovete tremare per riverenza innanzi alla maestà di colei, che vive, e fece vivere il mondo per la creazione di due civiltà. Legislatori del suo avvenire, siate discepoli nella scuola del suo passato.

L’Italia è desta: una grande rivoluzione l’ha destata. Fate dunque che tra le vostre braccia si svegli alla coscienza della vita questa infortunata, ma predestinata delle nazioni. Il suo cuore palpita abbastanza per aspirazione di bene avvenire; quello di che abbisogna, si è la ispirazione del suo passato. Volgete indietro questa fronte, che ha portata corona, incontro al raggio delle sue tradizioni; fermatela, inebriatela alla scaturigine delle sue memorie. E se nella mistica contemplazione del suo passato, i suoi occhi s’incontreranno in quelli di S. Benedetto e de’ suoi figli, non ci toccate, non ci cacciate. Voi rompereste quel magnetico intuito, per cui viaggia la ispirazione della vita.

In altri tempi e presso altre genti queste sarebbero state parole e non altro: ma oggi pel ristorato culto della storia, e presso un popolo, come l’italiano, sono una verità, benefica oltre ogni dire a chi l’accoglie, vindice a chi la spregia.

Ma per intenderla è mestieri ad un popolo petto assai robusto, a respirare nell’alte regioni della storia; è mestieri una fede da apostolo nella realtà delle idee, e nella continuità dell’unico pensiero dell’Umanità. L’Italiano la intende meglio di ogni altro; perchè è di sua natura essenzialmente storico, perchè artistico; e