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stiano ideale. A questo dovevano rivolgersi gli animi degli operanti: ma tra perchè erano magagnati di lepra volteriana, e perchè adombrarono nel vedere il Papa tornato in seggio dal Congresso di Vienna, tirarono l’Italia nelle tenebre a cospirare. Ai pugnali rispondevano i capestri, alle aspirazioni i giudizii; e, come un coro di tragedia greca, rispondeva a tutti il cigolare delle ferrate porte dello Spielberg. Ed appunto in questa torre di anatema cittadina finalmente la santa idea, bruttata di sangue, disonestata dai tristi, pura come una stella rutilò dall’anima più cristiana ed italiana che mai sia stata, da quella di Pellico, e si ricongiunse al genitore ideale del Cristo.
Da quel dì cominciò la rivelazione di quell’ideale, che dalle viscere della Chiesa eruppe visibile nel fatto di un Pontefice che benedisse finalmente l’Italia, ed accennò all’Absburgese di valicare l’Isonzo. La benedizione di Pio IX, fu parola profetica, che corse dall’Alpi al mare suscitando le ossa aride: l’Italia che oggi vediamo in piedi drizzossi per papale imperio. Quante cose non si dissero allora contro il Papa da alti e reverendi uomini! quante lingue non si snodarono contro il Santo del Signore! Iddio... Iddio registrò nel libro della sua giustizia il sagrilego vaniloquio; ed oggi sappiamo chi lo dicesse. Ma la benedizione fu confermata nei cieli.
Nel Vicario di Cristo intendevano gli animi, dal suo labbro pendevano le consolate turbe; egli il maestro, egli il fratello, egli il padre; il nome suo un simbolo di patria da redimere, di nazione da ordinare: la civile compagnia divenne, a mo’ di dire, fanciulla, per eru-