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gressivamente, secondo che l’umanità diveniva sui juris, operante l’idea propria. Oggi operiamo la nostra idea intorno alle individualità nazionali; ma l’ideale cristiano generatore di quella non ci abbandona: egli ci governa, egli ci educa con una più potente virtù, perchè meno sensibile e più psicologica pel razionale principio, che oggi si annesta a quello del sentimento. Iddio volle darcene un sensibile argomento ai nostri giorni.

Tutti sappiamo la storia della nostra patria nel tempo che corse dall’anno 1815 al presente. Dopo l’amaro della conquista, l’Italia patì il ludibrio repubblicano: due fatti che la lacerarono, la dirubarono, la umiliarono; ma non toccarono al diritto della sua autonomia nazionale. A combatterlo vi bisognava un principio e non un fatto: e per crearlo, con brutto peccato di materialismo, si unirono nel viennese sinedrio i potentissimi dei principi europei, e definirono — L’Italia non è nazione — Beato il popolo, che è combattuto dalle armi di questi principii manofatti! questi solo hanno la forza di destare quella dei veri. Se si dovesse lapidare qualcuno per quel che avviene oggi in Italia, il primo sasso toccherebbe a Metternich. Infatti l’Italia tacque esterrefatta sotto la spada di Bonaparte; delirò briacata dai sanculotti; ma l’Italia punta da meretricia infamia, parlò all’uscio del Viennese Congresso — Io sono nazione — Non la intese Metternich; perchè questa era una idea e non un fatto, imprigionabile nei quaderni di un protocollo; e mentre col vincastro politico sequestrava, attruppava, intedescava l’italiano armento, senza che se ne addasse, questo armento pel tocco di quel vincastro operava intorno alla salutifera idea, figlia del cri-