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signore dei suoi destini. L’oscena tresca, che per secoli han menata nella sua casa forestieri padroni, ci ha messo scandalo, abbominio: disperazione non mai; perchè non vacillammo mai nella fede della immortalità ed onnipotenza di quello ideale. Molte generazioni piansero, lottarono, soccombettero, e quello non cadde mai: egli ha dato la mano alle presenti a sorgere e trionfare. Sarà duraturo il trionfo? è chiusa la vicenda delle sconfitte e delle vittorie? Da voi dipende, o signori. Quanto più forte aderirete a quell’ideale, quanto più riverenti vi concentrerete, a mo’ di dire, la virtù delle vostre idee legislative, tanto più parteciperete alla immortalità ed onnipotenza della sua.

Quell’ideale non si vede nè si palpa; egli è come una potenza, un principio, che ha sede nella Chiesa di Cristo; e di là per invisibile irradiazione agitat molem di tutta la cristiana compagnia. Tutte le fronti dei credenti in Cristo ne sono irraggiate, tutti i cuori ne sono scaldati; ma molti lo sconoscono. Questi vorrebbero toccarlo per credere in lui: rimescolano gli umani fatti del sacerdozio per trovarlo, e non lo trovano; il fallito trovato li fa miscredere. Ma quello non serpe sotto questo indumento adamitico della carnale forma; quello luce nello spirito della Chiesa, nell’intelletto del Cristo. Sempre opera come potenza; ma spesso anche si rivela nella superficie storica degli umani avvenimenti, per aiutare alla inferma fede dei pusilli di cuore.

Nel Medio-Evo, fanciulla l’umana compagnia civile, quell’ideale era sempre alla superficie: il prete faceva tutto. Poi fece poco nell’ordine civile e politico, pro-