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ne delle nostre forze vitali. Queste possono svegliarsi, agitarsi al tocco successivo delle idee legislative; ma il solo ideale cristiano può farle consistere sul fondamento di unico concetto di giustizia, può dar loro l’abbrivo all’atto veramente nazionale. Potrebbe al certo una stemperata fidanza nella virtù della umana ragione, il morale contagio del protestantismo tentarvi a sconoscere la necessità di quell’ideale, potreste anche cadere in tentazione: ma questa arriverebbe troppo tardi a farvi disertare la bandiera, sotto la quale guerreggiarono i nostri avi le guerre della civiltà. Quell’ideale vi ha prevenuti, vi ha data la dignità nella sventura, la virtù ad uscirne, vi ha schiuse le porte di questo parlamento. Lasciate dunque condurvi da lui nella dinamica delle leggi e dei fatti.

Se la nostra civile rigenerazione fosse stato il frutto di un’idea, di un sistema, sarebbe cosa da diplomatici, sarebbe un fatto circoscritto dai confini del nostro paese; la sua fama morirebbe su le caduche pagine delle gazette, non arriverebbe a penetrare la universale coscienza. Ma essa ha sollevati gli animi di tutto il mondo incivilito: tutti sperano, tutti temono con noi, tutti ci guardano. Qualche fibra del cuore dell’umanità è toccata. Chi dunque ha introdotta questa nostra Italia nella universale coscienza? quegli solo che ne ha le chiavi: il Cristo. Gli uomini non vi possono entrare; le idee muoiono alle sue porte: il solo ideale Cristiano vi entra da signore, e vi sgroppa, come un turbine, la voce delle moltitudini, che travolge il senno dei politici e sgomina le federazioni dei potenti. Questa virtù che ha fatto dell’Italia come un simbolo di vendicata giustizia, che ha

 
 
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