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90 LA DODICESIMA NOTTE O QUEL CHE VORRETE

vantare il nostro sesso; siamo più leggieri e più volubili delle femmine, e l’amore cessa più presto in noi che in loro.

Viol. Io pur lo penso.

Duc. Abbi dunque cara che la tua amante sia più giovine di te, o l’affezione tua non potrà durar molto. Le donne son come le rose, fiorite una volta, appassiscono, e cadono sparpagliate.

Viol. Oimè, pur troppo è così. (rientra Curio col Villico)

Duc. Mio amico, ripetine la canzone che ne facesti intendere la sera scorsa. Sta attento, Cesario: ella è antica e semplice. Le filatrici e le fanciulle sogliono cantarla, ed essa dipinge bene l’innocenza dell’amore nella semplicità delle età prime.

Vil. Siete parato, messere?

Duc. Sì, canta. (musica)

Canzone.

Vil. «Vieni, morte, vieni e ch’io sia adagiato sotto un funebre cipresso: estinguiti soffio della mia vita. Una bellezza crudele mi ha ucciso: spargete di foglie il mio drappo mortuario: non mai fu mortale più infelice di me. Non fiori, non un dolce fiore sul mio tristo cataletto. Non un amico, non un solo amico che visiti la mia tomba sfortunata. Per risparmiare mille e mille sospiri, oh ponetemi in un lungo sconosciuto, dove l’amante fedele e malinconico, non trovi mai il mio sepolcro per annaffiarlo colle sue lagrime».

Duc. Eccoti, per le tue fatiche.

Vil. Non fatiche, signore, ho piacere a cantare.

Duc. Compenserò dunque il tuo piacere.

Vil. È un altro modo sebbene riesca allo stesso.

Duc. Ora vattene.

Vil. Il Dio dalla malinconia ti protegga, e il sartore ti faccia un abito di taffetà cangiante, avvegnachè l’anima tua è un vero opalo. Addio. (esce)

Duc. Voi altri escite. (escono tutti tranne Viola) Anche una volta, Cesario. Va da quella beltà sovrana e crudele, e dille che il mio amore più nobile che i tesori dell’universo, non pone alcun prezzo a un’estensione di terra e di fango: dille ch’io non fo alcun caso dei doni di cui la fortuna l’ha colmata, ma che è verso di lei sola che è attirata l’anima mia.

Viol. Ma, signore, se ella non può amarvi?

Duc. Così non debbo rispondermi.

Viol. Ma se così vi rispondesse cosa direste? Imaginate che