Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
86 | LA DODICESIMA NOTTE O QUEL CHE VORRETE |
Tob. Canta, eccoti altri dodici soldi.
And. Ed eccoti altre mie monete ancora: se un cavaliere dà...
Vil. Volete una canzon d’amore, o una canzone di vita spensierata?
Tob. Una canzon d’amore, una canzon di amore.
And. Sì, sì; io pure abborro la vita senza pensieri.
Canzone.
Vil. «Oh amante mia, dove sei tu vagante? Fermati ed ascolta: il tuo sincero amatore si avanza, il tuo amatore che sa cantare in tutti i tuoni. Non andar più lungo mio bene; amanti che viaggiano s’incontrano presto, ed è ciò che sa il figliuolo di ogni uomo saggio».
And. Eccellente, ottimo, in fede!
Tob. Buono, buono!
Vil. «Che cos’è l’amore? Esso non è fatto per l’avvenire: la gioia presente dà a ridere nel presente, quello che accader deve è incerto: messe non vi è che si possa raccogliere dagli indugi! Vieni dunque e porgimi venti baci, perchè la giovinezza è una stoffa che poco dura».
And. Una voce melliflua, quant’è vero che son cavaliere.
Tob. Un alito contagioso.
And. Dolcissimo e contagioso, in fede.
Tob. Ripetiamo la sua canzone in tre per sentire come riesce. (cantano; entra Maria)
Mar. Qual concerto bestiale è questo? Se la mia padrona non ha chiamato Malvolio, ordinandovi di cacciarvi fuori di casa, non mi credete mai più.
Tob. La vostra padrona è una scipita, Malvolio una bestia, e noi tre uomini allegri. Non le sono io consanguineo? Non son del suo sangue? Vergogna! Eravi un uomo in Babilonia, ecc. ecc. (cantando)
Vil. Per la mia morte, il cavaliere è d’un umore ammirabile.
And. Sì; ha molto spirito quand’è in buona vena, ed io pure: egli recita da pazzo con maggior grazia di me, ma io mostro maggior verità.
Tob. Oh! Il dodicesimo giorno di dicembre. (cantando)
Mar. Per l’amor di Dio, tacete. (entra Malvolio)
Mal. Miei signori, siete matti, o cosa siete? Non avete nè ingegno, nè modi, nè gentilezza per starvene a far tanto strepito di notte? Volete convertire in taverna la casa di madonna, gri-