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78 LA DODICESIMA NOTTE O QUEL CHE VORRETE


Ol. Un gentiluomo? Qual gentiluomo?

Tob. È un gentiluomo... maledizione sulle aringhe!... Come va, Buffone?

Vil. Ser Tobia, ottimo.

Ol. Zio, zio, come caduto sì per tempo in tale letargo?

Tob. Al largo? Vi dico che non è al largo, ch’è alla porta.

Ol. Ma chi è?

Tob. Fosse anche il diavolo, non lo curo. Potete credere a quello che dico: è tutt’uno, è tutt’uno. (esce)

Ol. A che cosa rassomiglia un uomo ubbriaco, pazzo?

Vil. A un uomo annegato, passato per gli stadii della demenza e della frenesia: un bicchiere di più quand’è riscaldato dal vino, lo rende matto, un altro frenetico, un terzo lo annega.

Ol. Va a cercare qualcuno che vegli sopra mio zio, perchè egli versa nel terzo stadio da te descritto: annegato è già: tiengli dietro.

Vil. Ei non è fin qui che frenetico, madonna, e il pazzo avrà cura d’esso. (esce; rientra Malvolio)

Mal. Signora, quel giovine giura che parlerà con voi. Gli dissi ch’eravate inferma, e rispose che voleva saperlo dalla vostra bocca; gli dissi che dormivate, e rispose ch’avrebbe aspettata che vi destaste. Che altro gli si potrebbe aggiungere? Egli è armato contro ogni obbiezione.

Ol. Ditegli ch’io non voglio parlar seco.

Mal. Gliel’abbiam detto, ed ha risposto che si sarebbe messo a sbarra della vostra porta, nè se ne sarebbe partito, senza prima avervi veduta.

Ol. Che razza d’uomo è costui?

Mal. Appartiene all’umana.

Ol. Che modi ha?

Mal. Pessimi: vuoi parlare con voi, vogliate o non vogliate.

Ol. Qual’è il suo aspetto, quale la sua età?

Mal. Non ha ancora tanti anni da poter essere chiamato uomo, nè è abbastanza giovine, perchè lo si possa dire un fanciullo: è come un frutto verde, che comincia ad arrossare in qualche parte; ha poi un bel viso e parla con alterigia: si direbbe che il latte di sua madre non fosse ancora escito del tutto dalle sue vene.

Ol. Fatelo venire, e chiamate la mia donzella.

Mal. Maria, la signora vi vuole. (esce; rientra Maria)

Ol. Datemi il mio velo: gettatelo sopra il mio volto: acconsentiamo ad udire una volta ancora l’ambasciata d’Orsino. (ent. Viola)

Viol. Dov’è l’onorata signora di questa casa?