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ATTO PRIMO 73


And. Salute, bella collerica.

Mar. Ed anche a voi, signore.

Tob. Avvicinatevi, ser Andrea, avvicinatevi.

And. Desidero far conoscenza con questa fanciulla.

Mar. Il mio nome è Maria, signore.

And. Bella Maria.....

Tob. Da bravo, amoreggiatela, conquidetela.

And. È quello che farò sull’onor mio.

Mar. Addio, miei gentiluomini.

Tob. Se tu la lasci partir così, ser Andrea, possa tu non più mai sguainare una spada.

And. È quello che vorrò se ci abbandona in tal guisa. Bella fanciulla, credete siano imbelli quelli che vi stan sotto mano?

Mar. No, perchè non vi ho sottomano.

And. In fede mia mi avrai tosto, perchè, eccoti la mia mano.

Mar. Signore, il pensiero è libero, ma gli atti non lo sono. Ponete le vostre mani altrove.

And. Perchè, caro cuore?

Mar. Perchè le vostre mani sono secche, messere.

And. Secche, che vuol ciò dire?

Mar. È un mio secco scherzo, signore.

And. Ne hai tu molti di tal fatta?

Mar. Sì, signore, e li tengo nella punta delle dita: lascio la vostra mano, perchè mi dà noia. (esce)

Tob. Oh cavaliere, tu hai bisogno di un’altra tazza di vino di Canarie. Quando mai fosti in vita tua così avvilito?

And. Non mai se non fu il vino di Canarie che mi abbattesse di più. Mi sembra che vi siano certi giorni in cui non ho spirito, più di quello che se n’abbia un cristiano o un uomo ordinario. Ma io sono un gran mangiatore di bue, e credo che ciò danneggi il mio acume.

Tob. Senza dubbio.

And. Se lo pensassi, me ne asterrei. — Dimani andrò a cavallo, ser Tobia.

Tob. Pourquoi, mio caro cavaliere?

And. Che cosa è questo pourquoi? Vorrei aver impiegato ad apparar le lingue, quel tempo che ho scipato nella scherma, nella danza, e nella caccia del cinghiale. Oh se avessi professate le belle arti!

Tob. Sareste riescito eccellente.

And. Dimani ritorno a casa mia, ser Tobia. Vostra nipote non vuol lasciarsi vedere, o s’ella vede qualcuno vi è cento a porre