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ATTO PRIMO | 71 |
Cap. Minutamente, perchè vi nacqui, e son stato allevato a poca distanza da questo luogo stesso.
Viol. Chi regna qui?
Cap. Un duca nobile così per nome come per carattere.
Viol. Come si chiama?
Cap. Orsino.
Viol. Orsino! Udii ripeter spesso questo nome da mio padre ma egli era smogliato allora.
Cap. E lo è anche, o almeno non è molto ancora che lo era: perchè non è neppure un mese dacchè io lasciai queste sponde, e allora correva voce (voi ben sapete che il volgo ciancia sempre sui fatti dei grandi) ch’ei richiedeva l’amore della bella Olivia.
Viol. Chi è questa?
Cap. Una fanciulla virtuosa, la figlia di un conte morto un anno fa: il padre la lasciò sotto la protezione di un suo figliuolo che pure dopo poco lo seguì nella tomba, ed è per l’amore di questo fratello, narrasi, che ella ha rinunciato alla vista e alla società degli uomini.
Viol. Oh, perchè non sono io al servizio di quella signora per viver sconosciuta nel mondo fino a che abbia avuto il tempo di maturare i miei disegni?
Cap. Ciò sarebbe difficile ad ottenere. Ella non vuol udire parole da nessuno, e neppur dal duca.
Viol. Capitano, tu hai un buon aspetto, e sebbene la natura celi spesso la corruzione sotto una splendida forma, nondimeno io son proclive a credere che tu abbia un’anima che al tuo esterno corrisponda. Io ti prego dunque, e te ne ricompenserò generosamente, di nascondere quello ch’io sono, e di aiutarmi onde trovare un travestimento che si addica ai miei concetti. Vuo’ andare ai servigii di questo duca. Tu mi presenterai a lui come un eunuco, ed io sosterrò bene la mia parte, perchè so cantare, e saprò interessarlo con molti tuoni di musica variata che gli renderanno graditi i miei uffici. Le conseguenze di tal esordio le lascio al tempo; tu pensa soltanto a secondare col tuo silenzio il mistero delle opere mie.
Cap. Siate il suo eunuco, io sarò il vostro muto, e se la mia lingua diverrà indiscreta, possano i miei occhi cessare di vedere.
Viol. Ti ringrazio, conducimi al suo palazzo. (escono)