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ATTO QUINTO 61


Boy. Oh famoso Pompeo!

Bir. Più grande dei grandi, grande, grande Pompeo, più alto di un gigante.

Dum. Ettore trema.

Bir. Pompeo è commosso. La discordia è divampata; eccitatela quanto più potete.

Dum. Ettore lo sfiderà.

Bir. Sì, se vi è nel suo ventre tanto sangue quanto ne occorre per dar da pranzo a una mosca.

Arm. Per il polo nordico, io ti sfido.

Cost. Non voglio combattere con voi. Lasciatemi andare.

Dum. Luogo agli eroi sdegnati! Quest’è un Pompeo dei più fieri.

Moth. (a Arm.) Signore, non vedete che Pompeo si appresta subito a combattere? Che volete voi fare? Perderete la vostra riputazione.

Arm. Nobili gentiluomini, nobili guerrieri, perdonatemi, io non combatterò più.

Dum. Voi non potete rifiutarvi, avendo fatto primo la sfida.

Arm. Lo posso, e lo voglio.

Bir. Per qual ragione?

Arm. Perchè non ho incontro un degno antagonista. (entra Mercade)

Mer. Dio vi salvi, signora.

Prin. Siate il benvenuto, Mercade, quantunque interrompiate il nostro diporto.

Mer. Me ne duole, signora, e tanto più che la novella che reco, pesa crudelmente sulla mia lingua. Il re vostro padre...

Prin. Sulla mia vita, è morto.

Mer. Sì, signora: e il mio messaggio è finito.

Bir. Eroi, ritiratevi; la scena comincia ad annuvolarsi.

Arm. Per me respiro un’aria libera. (gli eroi escono)

Re. Come sta Vostra Maestà?

Prin. Boyet, preparate tutto, voglio partire questa sera.

Re. Non con tanta celerità, signora; ve ne supplico, aspettate.

Prin. Preparatevi, vi dico; vi ringrazio, miei graziosi signori, di tutti i validi sforzi che faceste per ricrearne, e vi prego pel dolore recente da cui la mia anima è stata assalita di scusare e di dimenticare l’eccessiva libertà che qui ci prendemmo. Se ci comportammo con soverchia arditezza nei nostri mutui colloquii, e nella nostra conversazione, fu colpa della vostra galanteria. Addio, nobile principe. Il dolore fa abbreviare le cerimonie. Per-