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Long. La sua gamba è troppo pingue per poter essere quella di Ettore.

Dum. Certo egli era più mingherlino.

Boy. Ma lo rappresenta in grande.

Bir. Non è verosimile che questo sia Ettore.

Dum. È un Dio o un pittore, perchè e tutto dipinto.

Arm. «L’armipotente Marte, l’onnipossente Lancifero ha fatto a Ettore un dono...»

Dum. Gli ha reso ottuso il cervello.

Bir. Gli ha dato un limone.

Long. Con stecchi di garofano.

Dum. Ed altre delicature.

Arm. Tacete. — «L’armipotente Marte, l’onnipotente Lancifero ha fatto un dono a Ettore, l’erede di Ilio: uomo di sì inesauribile lena, che combatterebbe dal mattino alla sera senza mai stancarsi. Io son quel fiore...»

Dum. Quella menta.

Long. Quella viola.

Arm. Mio buon signor Longueville, frenate la vostra lingua.

Long. Debbo piuttosto lasciarle le briglie, poichè ella corre sulle traccio di Ettore.

Dum. Ed Ettore ha le gambe di un cervo.

Arm. Quel caro guerriero è morto e corroso: amici miei, non flagellate le ossa dei sepolti: allorchè egli visse fu un uomo. Ma vuo’ continuare la mia parte: dolce realtà, (alla principessa) Concedetemi il vostro senso dell’udito.

Prin. Parla, prode Ettore; noi siamo deliziati di te.

Arm. Io adoro la pianella della vostra amabile Altezza.

Boy. Egli l’ama pei piedi.

Dum. Non potrebbe amarla per altro lato.

Arm. Quest’Ettore ha soverchiato di molto Annibale.

Cost. La vostra parte avversaria, amico Ettore, è perduta: ell’è a due mesi del suo cammino.

Arm. Che vuoi tu dire?

Cost. In verità, se non compite la parte dell’onesto Troiano, quella povera fanciulla ne morirà: ella sente muovere il frutto delle sue viscere, che lo è anche delle vostre.

Arm. Vuoi tu infamonizearmi fra i potentati? Tu morirai.

Cost. Ettore sarà dunque frustato a motivo di Giacometta, di cui ha raddoppiata la vita; ed appeso per cagione di Pompeo, a cui vuol dar morte.

Dum. Oh egregio Pompeo!