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46 | PENE D'AMOR PERDUTE |
SCENA II.
Un’altra parte della stessa, dinanzi al padiglione della Principessa.
Entrano la Principessa, Caterina, Rosalina e Maria.
Prin. Mie care amiche, noi sarem ricche prima della nostra partenza da questi luoghi, se i doni piovono sopra di noi cotanta profusione. Una signora tutta coperta di diamanti! Mirate che cosa ho ricevuto dall’amoroso re di Navarra.
Ros. Non vi era anche qualch’altra cosa, che accompagnava quei doni?
Prin. Sì, tanto amore in versi, quanto se ne può far capire in un foglio scritto da tutti i lati, e suggellato con un suggello che porta l’impronto di Cupido.
Ros. È il vero mezzo di far crescere1 la sua divinità quello di metterlo in cera. Perocchè son cinquemila anni che è fanciullo.
Cat. Ed un fanciullo scellerato anche.
Ros. Voi non sarete mai amici insieme, perchè ha uccisa vostra sorella.
Cat. Ei l’ha resa malinconica, trista, cogitabonda: se ella fosse stata leggiera, come siete voi, e di umore così gaio e incostante, avrebbe potuto diventar nonna prima di morire, come voi diverrete, perchè un cuor leggiero vive lungo tempo.
Ros. Che cosa v’intendete con questo leggero?
Cat. Un cuor leggero2 in una bellezza sicura.
Ros. Abbisogniamo di maggior luce per comprendere il vostro pensiero.
Cat. Estinguerete ogni luce, approssimandovi, e finirò di parlare fra le tenebre.
Ros. Pensate a far bene sempre quel che fate fra le tenebre.
Cat. Voi non ci pensate perchè siete una fanciulla leggera.
Ros. Infatti non peso quanto voi, ed ecco perchè sono leggera3.
Prin. Combatteste a meraviglia, ed è tempo di far pace. Rosalina, voi pure riceveste un dono. Chi ve lo mandò? e quale è?
Ros. Vorrei che lo conosceste. Se il mio volto fosse bello come il vostro, il mio dono sarebbe stato leggiadro del pari. Furono