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SCENA III.

La stessa.

Entrano Pietra-del-paragone e Andrey.

Piet. Dimani è il felice giorno, Andrey, dimani saremo sposi.

And. Lo desidero con tutto il cuore, e credo sia desiderio onesto. Ecco due paggi del duca esiliato. (entrano due Paggi)

Pag. Ben trovato, onesto gentiluomo.

Piet. Orazio: sedete, sedete e cantate.

Pag. Siamo ai vostri ordini; sedete voi nel mezzo.

Pag. Intuoneremo subito, senza prima tossire e dir che siamo infreddati? Senza usare le formole d’uso?

Pag. Sì, sì, e canterem tutti in un tuono, come molti zingani vanno sopra un medesimo cavallo.

Canzone.

I. Fu un amante colla sua amata, che nella bella stagione di primavera, in quella stagione dell’amore e dei canti venne ad assidersi sopra un verde prato.

II. Sui fiori novellamente dischiusi, quella coppia fedele riposò, godendo le dolcezze che l’amore serba ai suoi cari.

III. Ma l’ora del gaudio è breve, la vita è onda che scorre: profittate della bella stagione della giovinezza e della primavera, e vivete del passato, quando il presente vi sarà fatto arido.

IV. Profittate dei giorni che la sorte vi concede, coronatevi di ghirlande, intrecciate liete danze: la vita è breve, e la vecchiaia ne è sopra: oggi l’amore, dimani i vermi del sepolcro.

Piet. Davvero, giovani, è una leggiadra canzone, ma è troppo lugubre. Andiamo a rinfrescarci la gola, dopo tanto sciupio di voce. (escono)

SCENA IV.

Un’altra parte della foresta.

Entrano il Duca esiliato, Amiens, Giacomo, Orlando, Oliviero e Celia.

Duc. Credete voi, Orlando, che quel giovine possa fare tutto quello che ha promesso?