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Ros. Se dev’essere scelta dalle corna, sarete voi. — Come trovate il detto?

Mar. Voi disputate sempre con lei, Boyet, ed ella vi abbatte nella fronte.

Boy. Ma ella pure rimane abbattuta da me.

Ros. Volete che v’investa con l’antico adagio, che dice: egli era uomo, quando il re Pipino non era ancora che un fanciulletto?

Boy. Potrei rispondervi con quell’altro che corre così: ella era donna allorchè la regina Ginevra di Bretagna poppava ancora.

Ros. (cantando) A nulla tu riesci coi tuoi motti insulsi...

Boy. (cantando) Se io non son da tanto, un altro lo sarà. (escono Ros. e Cat.)

Cost. Sull’onor mio, fu piacevole il dialogo! Come entrambi tiravano diritto.

Mar. E entrambi colpivano nel segno.

Boy. Nel segno! Nella meta infallibile.

Mar. La mano sta vicino all’arco, e sempre lo tiene ammanito. Ma le vostre parole erano troppo libere, e vi insozzavano le labbra.

Cost. Se volete un’altra sfida con lei (a Boy.) ella par pronta ad accettarla.

Boy. Non vi è eguaglianza fra di noi, e perciò buona notte, mio buon cuculo. (esce con Mar.)

Cost. Sull’anima mia, un semplice pastore, un povero paesano e due fanciulle han bastato ad opprimerlo! Per la vita che sento in me furono arguti scherzi! Ma odo suoni di caccia: il divertimento starà per cominciare. (esce correndo)

SCENA II.

La stessa.

Entrano Oloferne, sir Nataniele e Dull.

Nat. Davvero, una buona caccia, e fatta con buona coscienza.

Ol. Il cervo era, come sapete, in sanguis, in sangue; matura come un pomo da acqua, che pende quasi gioiello dall’orecchio del coelo, l’empireo, il firmamento, e tutto ad un tratto cade come un frutto selvatico sulla faccia della terra, il suolo che noi calchiamo.

Nat. In verità, mastro Oloferne, voi variate leggiadramente i