Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1859, VII.djvu/384

375 ATTO SECONDO

vita in questo deserto inaccessabile all’ombra malinconica di queste frondi, se mai aveste giorni più lieti, se mai abitaste luoghi più ospitali, se mai vi assideste alla mensa di un mortale benefico, se i vostri occhi versarono una lagrima generosa, se conoscete infine che cosa sia pietà e quanto dolce sia l’esserne oggetto, allora la preghiera e la dolcezza siano le mie sole armi, e valgano a farvi violenza. Con questa speranza, arrossendo, io ripongo la spada.

Duc. Sì, non dubitate, noi vedemmo giorni più lieti; noi ci assidemmo al desco d’uomini virtuosi e benevoli. I nostri occhi s’inumidirono delle lagrime della pietà, onde assidetevi e disponete di tutto quello che possiamo offerirvi.

Orl. Ebbene astenetevi del mangiare finch’io qui ritorni. Sta qui presso un povero vecchio, che con passi vacillanti mi seguì guidato dall’affezione; egli è oppresso da mali crudeli, l’età e la fame. Io non gusterò alcun cibo, finch’egli non abbia soddisfatti i suoi bisogni.

Duc. Andate a cercarlo; vi aspetteremo per mangiare.

Orl. Vi ringrazio; il Cielo vi benedica del vostro soccorso. (esce)

Duc. Tu vedi che noi non siamo i soli infelici; questo vasto teatro del mondo presenta spettacoli più tristi di quello a cui noi assistiamo.

Giac. Sì, tutto il mondo è un teatro, e tutti gli uomini e le donne sono attori che vengono e vanno. Ogni uomo nel corso di sua vita compie diverse parti; dapprima è il lattante che vagisce fra le braccia della nutrice; poi il bambino piangente, sebben col volto fresco come l’aurora; poi l’adolescente innamorato che sospira e canta gli occhi dell’amata sua; poi il giovine ispido di peli, vivo, infiammabile, pronto ai litigi, che cerca la riputazione e l’onore in tutti i luoghi in cui non stanno: poi l’uom di toga dal ventre rotondo, che digerisce un cappone con occhio severo, detta motti e sentenze e massime volgari, il tutto con entezza e dignità. Della vecchiaia non parlerò, della vecchiaia che assottiglia le gambe, pon gli occhiali nel naso e le saccoccie ai fianchi, strema la voce, e toglie ogni vigor dell’animo; assopisce in una specie d’obbllo, e ci lascia senza denti, senz’occhi e senza palato. (rientra Orlando con Adamo)

Duc. Siate il benvenuto! Deponete il vostro venerabile fardello, e ch’ei si cibi.

Orl. Vi ringrazio con tutto il cuore per lui.

Ad. Fate bene a ringraziar per me, perchè io non ho più forza di parlare.