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370 COME VI PIACE

più. Molti cercano fortuna in giovinezza, ed io ne andrò in traccia in vecchiaia: pago e felice se potrò morire al vostro servìzio. (escono)

SCENA IV.

La foreste delle Ardenne.

Entra Rosalinda vestita da uomo, Celia vestita da pastorella e Pietra-del-paragone.

Ros. Oh Giove, come sono affaticati i miei spiriti!

Piet. Poco mi curerei dei miei spiriti, se le mie gambe fossero alacri.

Ros. Se mi abbandonassi allo scoraggiamento del mio cuore, correrei rischio di disonorar l’abito d’uomo che porto, e di piangere come una femmina; ma bisogna ch’io sostenga l’onor del sesso, e i calzoni devono dar l’esempio del coraggio alla gonnella: animo dunque, cara Aliena.

Cel. In mercè, sorreggimi, io non saprei andare più oltre.

Ros. Eccoci alla foresta delle Ardenne.

Piet. E parmi che stessimo assai meglio a casa nostra: è l’unica verità su cui consentano tutti i viaggiatori.

Ros. A meraviglia; tienci allegre; ma chi vien qui? Un giovine e un vecchio in gravi deliberazioni. (Entrano Corino e Silvio)

Cor. Questo è il modo per farvi disprezzar sempre da lei.

Sil. Oh Corino! se tu sapessi quanto io l’amo.

Cor. L’indovino, perchè io pure ho amato.

Sil. No, Corino! vecchio come sei, non potresti indovinarlo, quand’anche in giovinezza tu fossi stato il più tenero amante che mai sospirasse sopra un guanciale. Se però il tuo amore fu eguale al mio (e credo che nessun uomo mai amasse come io amo), quante opere ridicole la tua passione non ti avrà ella fatte commettere.

Cor. Più di mille che ho dimenticate.

Sil. Tu non hai dunque mai amato come io, se non ti rammenti fino la più lieve follia che l’amore t’ha fatta fare, se non hai stancati i tuoi ascoltatori colle lodi della tua ganza, se non ti sei diviso all’improvviso dagli amici, come la mia passione mi fa ora dividere da te. Oh Febea, Febea, Febea! (esce)

Ros. Oimè povero pastore, vedendo la tua ferita, ho sentita la mia.