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368 COME VI PIACE

gli amici del mondo, notava egli, fuggono dalla sventura e non accarezzan che la prosperità. Egli si diffuse quindi sulla barbarie di uccidere quelle infelici bestie che non recan danno ad alcuno, e di ucciderle nei luoghi stessi che la natura ha assegnato loro per patria.

Duc. E lo lasciaste in tali meditazioni?

Sign. Sì, monsignore.

Duc. Mostratemi la via che conduce ad esso; piacemi di intrattenermi seco, quand’è di siffatto umore.

Sign. Vi guiderò da lui. (escono)

SCENA II.

Una stanza nel palazzo.

Entrano il Duca Federico, Signori e seguito.

Duc. È possibile che alcuno non le abbia vedute? Possibile non è: qualche traditore della mia Corte sarà con esse indettato.

Sign. Non trovo nessuno che dica d’aver veduta vostra figlia. Le sue donne la lasciarono la sera in letto, e all’indomani la loro signora era scomparsa.

Sign. Scomparso è ancora il villico buffone che stava ai vostri stipendii. Esperia, la donzella d’onore della principessa, dice che sorprese segretamente vostra figlia e sua cugina, allorchè celebravano le buone grazie e la beltà del lottatore che abbattè Carlo, e crede che qualunque sia il luogo in cui le fanciulle sono andate, quel giovine debba essere con esse.

Duc. Mandate da suo fratello, fate venir qui quel zerbino: s’ei non v’è, conducetemi il fratello ch’io gliel farò trovare, e non desistete intanto dalle ricerche, fino a che ricondotto non m’abbiate quelle due pazze. (escono)

SCENA III.

Dinanzi alla casa di Oliviero.

Entrano Orlando e Adamo da diverse parti.

Orl. Chi è là?

Ad. Ah! siete voi, mio giovine signore? Oh mio caro padrone, mio buon padrone! Imagine viva del vecchio cavalier Rowland che fate qui? Ah! perchè siete voi virtuoso, perchè amato, perchè amabile, perchè prode? La vostra, gloria vi fa troppa guerra.