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362 COME VI PIACE

imprendo. Se son vinto da vergogna, ricadrà su di me solo che non ebbi mai alcuna gloria; se rimango ucciso, sarò contento, perchè non lascierò alcuno che mi pianga: la mia morte non sarà di danno al mondo, perchè non vi occupo nessun posto, e andando sotto terra, verrò qui sostituito da un uomo più degno.

Ros. Vorrei che quella poca forza che ho fosse unita alla vostra.

Cel. Ed io pure.

Ros. Addio: faccia il Cielo ch’io m’inganni ne’ miei timori per voi.

Orl. Si compian tutti i desideri del vostro cuore.

Car. Dov’è questo giovine che brama tanto di baciare la sua madre terra?

Orl. Eccomi pronto, signore.

Duc. Farete una prova sola.

Car. Sì, perchè dopo la prima, non gli rimarranno forze per nessun’altra.

Orl. Veggo che vi beffate di me: ma Golìa ancora fu atterrato da un garzoncello.

Ros. Oh giovine! Ercole ti secondi in questo istante.

Cel. Desidererei di esser invisibile, per far cadere quel suo robusto avversario. (Carlo e Orlando lottano)

Ros. Oh eccellente giovine!

Cel. Se avessi la folgore ne’ miei occhi, so bene qual dei due cadrebbe. (Carlo è atterrato. Acclamazione)

Duc. Basta, non più.

Orl. Anche un poco, signore, ve ne supplico.

Duc. Come stai Carlo?

Le Beau. Ei non può parlare, signore.

Duc. Portatelo via. (Carlo è portato fuori) Qual è il tuo nome, giovine?

Orl. Orlando, signore; il minor figlio del cavalier Rowland de Bois.

Duc. Vorrei che tu fossi stato figlio di tutt’altri; il mondo stimava il tuo illustre genitore, ma egli fu sempre mio nemico: il fatto che hai compito, mi sarebbe piaciuto assai di più, se disceso fossi da un’altra famiglia. Addio, sii felice; tu sei un valente giovine; desidererei che fossi stato figlio di diverso padre. (esce col seg. e Le Beau)

Cel. S’io fossi al posto di mio padre, cugina, avrei io adoperato così?

Orl. Vo superbo di esser figlio di ser Rowland, e non cambierei questo nome per divenir erede di Federico.