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Leon. Paolina, di qual onore parlate? Noi siam venuti per veder la statua della regina. Attraversando la vostra galleria abbiam tratto molto diletto da quello che essa racchiude, ma non abbiamo veduto quello che mia figlia è venuta a cercare, l’imagine della sua genitrice.

Paol. Viva, ella non ebbe eguali, e conscia sono, che anche effigiata avanza tutto quello che avete veduto, e tutto quello che ha fatto la mano dell’uomo. Ecco perchè io la tengo in un luogo a parte. Ma ella è qui; apparecchiatevi a mirare la vita così imitata, come quando il profondo sonno imita la morte. Mirate; e dite che è una bell’opera, (tira una cortina, e si vede una statua) Il vostro silenzio mi piace, esso prova la vostra meraviglia. Ma parlate, e voi primo, mio sovrano: dite, non si avvicina essa all’originale?

Leon. È rediviva! Caro marmo, fammi udir fieri rimproveri, ond’io possa dire, che davvero sei Ermione! o piuttosto sei ben tu meglio ancora nel tuo generoso silenzio, perocchè ell’era amorosa come la fanciullezza e le grazie. Ma nondimeno, Paolina, Ermione non aveva quelle rughe; ella non aveva l’età che quella statua sembra far credere che abbia.

Pol. Oh! no certo.

Paol. Questo è quel che prova ancor più l’eccellenza dell’arte dello statuario, che lascia trascorrere uno spazio di sedici anni, e la rappresenta tale, quale sarebbe oggi se ancora vivesse.

Leon. Come avrebbe potuto vivere, per darmi una consolazione così grande, come è il dolore di cui la sua vista mi empie l’anima. Oh! ecco quale era il suo portamento e il suo aspetto maestoso (piena di vita allora, come è qui insensibile e agghiacciata), la prima volta ch’io le parlai d’amore. Sono compreso di vergogna dinanzi a questo marmo! Oh capo-lavoro augusto! vi è nella tua maestà una magica forza, che evoca nella mia memoria tutti i miei delitti, e che ha privato de’ suoi spiriti tua figlia in ammirazione: ella pure è divenuta un’altra statua.

Per. Ah! lasciatemi seguire il movimento del mio cuore, e non dite che è una superstizione, s’io cado alle sue ginocchia e la prego, perchè mi benedica. Cara madre, adorata regina, che cessasti di vivere, allorchè io a viver cominciai, dammi la tua mano, perch’io la baci.

Paol. Fermatevi, non vi appressate a quella statua.

Cam. Signore, troppo crudelmente ancora risentiste i dolori, che sedici anni non han potuto alleviare: ora è tempo che vi calmiate.