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ATTO QUINTO | 341 |
Paol. Ho detto abbastanza. Nondimeno se il mio re vuol riprender moglie... sì, se voi lo volete, signore, e che non vi sia mezzo di togliervi tal fisima dal capo, affidate a me la cura di eleggere una regina: ella non sarà così giovane come la prima, ma sarà tale, che se l’ombra della vostra prima sposa ritornasse sulla terra, ella si rallegrerebbe vedendovi fra le di lei braccia.
Leon. Mia Paolina, noi non prenderem moglie che per tuo suggerimento.
Paol. Ed io ve ne darò, allorchè la vostra prima sposa ritornerà in vita: non però prima. (entra un Gentiluomo)
Gent. Un uomo che s’annunzia pel principe Florizel, figlio di Polissene, colla sua principessa, la più bella donna ch’io m’abbia mai veduta, chiede d’essere introdotto da Vostra Maestà.
Leon. Come mai venne? Il suo subito ed imprevisto arrivo, senza alcuna pompa degna della grandezza di suo padre, ci dice abbastanza che questa non è una visita volontaria, ma un colloquio a cui è forzato da qualche bisogno. Chi ha con sè?
Gent. Poche persone, e non ricche.
Leon. E seco è anche sua moglie?
Gent. Sì, il capo d’opera più incomparabile che il sole abbia rischiarato colla sua luce.
Paol. Oh Ermione! come il secolo presente si loda, e si pone al disopra del secolo passato: ora che tu sei scomparsa, tu cedi il passo ad oggetti che di nessun valore sarebbero stati quando tu vivevi. Voi stesso, gentiluomo, diceste e scriveste, (ma ora i vostri scritti son più agghiacciati di quella che ne componeva il soggetto) che ella non era mai stata, e mai non sarebbe agguagliata. Bisogna che siate ben mutato per dir adesso che ne avete veduta una più bella.
Gent. Perdonate, signora, quell’altra l’ho quasi obbliata, e quando avrete veduta questa, essa avrà ottenuto anche il vostro suffragio: questa è così bella, che se volessi fondare una setta, potrebbe spegner lo zelo di tutte le sette opposte, e far un proselito in chiunque le piacesse.
Paol. Come! Le donne almeno non le correrebbero dietro.
Gent. Le donne l’amerebbero, perchè il suo merito è straordinario. Gli uomini l’ameranno, perchè è la più egregia delle femmine.
Leon. Ite, Cleomene, e accompagnato dai vostri illustri amici, fatelo venir a ricevere i nostri abbracciamenti. (Cleomene esce coi Sign. e i Gent.) Strano è che ei venga così furtivamente a presentarsi dinanzi a noi.