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332 LA NOVELLA D'INVERNO


Cam. Egli è fermo nell’idea di fuggire. Ora sarei contento se potessi valermi della sua evasione al mio scopo; salvarlo dal pericolo, provargli la mia affezione e il mio rispetto, rivedere un’altra volta la cara Sicilia e quello sfortunato re, mio signore, che tanto ho bramato di riabbracciare.

Flor. Caro Camillo, le molte cose a cui debbo attendere mi vietano d’intrattenermi con voi.

Cam. Signore, io credo che vi sia noto l’affetto che ho sempre portato a vostro padre.

Flor. Voi avete ben meritato da lui coi vostri servigi, ed è un dolce piacere per mio padre il favellarne: egli ve ne ha, credo, ricompensato come meritavate.

Cam. Ebbene, signore, se avete la bontà di credere ch’io ami il re, e con lui quello che gli sta più presso, la vostra illustre persona, degnatevi lasciarvi dirigere da me, se il disegno vostro può soffrire ancora qualche mutamento. Sull’onor mio, io v’indicherò un luogo dove troverete quell’accoglienza che si addice a vostra Altezza e dove potrete liberamente possedere la vostra amante, da cui veggo che non sapreste separarvi che colla vostra ruina, che il Cielo non voglia. Sposatela, ed io farò tutti gli sforzi nella vostra assenza per calmare lo sdegno di vostro padre e condurlo ad approvare la vostra scelta.

Flor. Caro Camillo, come potrebbe seguir ciò? Ditemelo, onde io ammiri in voi un nume, e mi abbandoni poscia con fiducia alle vostre istruzioni.

Cam. Avete fermato il luogo in cui volete andare?

Flor. No; tanto mi stordì l’avvenimento.

Cam. Uditemi dunque: ecco quello che debbo dirvi. Se non volete mutare risoluzione, e siete fermo a questa fuga, fate vela verso la Sicilia e presentatevi colla vostra bella principessa, che tale ella diverrà, dinanzi a Leonte. Ella sarà vestita come si addice alla compagna del vostro letto. Farmi di vedere Leonte ad aprirvi affettuosamente le braccia, esprimendovi l’amor suo colle sue lagrime; e chiedendo perdono a voi che siete il figlio, come lo farebbe a vostro padre, baciare le mani della vostra bella principessa, fieramente combattuto dai rimorsi della sua crudeltà e dal bisogno di diffondere la sua tenerezza, rimproverandosi l’una con maledizioni, e sfogando l’altra con copiosi pianti.

Flor. Caro Camillo, ma come colorirò siffatta visita?

Cam. Direte che siete inviato dal re vostro padre, per salutarlo e consolarlo. Vi scriverò in qual guisa dovete comportarvi con lui, e quel che dovete esporgli come per parte del genitor