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ATTO QUARTO | 241 |
Flor. Perchè affisi tu così i tuoi sguardi sopra di me? Io sono afflitto, ma non temo. Tutto è differito, ma nulla è mutato nella mia volontà. Quel ch’io era lo sono ancora. Più vengo spinto indietro, e più voglio andare innanzi: non avete fede in me?
Cam. Mio amabile principe, voi conoscete il carattere di vostro padre. In questo momento egli non vi permetterà alcuna rimostranza, e credo che non vorreste fargliene: ei soffrirebbe adesso, io penso, solo vedendovi: fin dunque che il suo furore non sia calmato, non vi presentate a lui.
Flor. Non ne ho il pensiero. Ma voi siete sempre per me quel medesimo Camillo?
Cam. Sempre il medesimo, signore.
Per. Quante volte non aveva io preveduta questa sventura! Quante volte non vi avevo detto che le mie grandezze finirebbero col venir in luce del nostro segreto!
Flor. Esse non possono finire che per la violazione della mia fede; e prima che questa segua, vorrei che la natura facesse inaridir tutti i semi dell’umanità! Alza gli occhi e rassicurati. — Toglietemi la vostra eredità, padre mio: l’eredità mia è il mio amore.
Cam. Udite i consigli?
Flor. Gli ascolto; ma son quelli del mio amore; se la mia ragione vuole obbedirvi, a lei attendo: se no, preferisco ad essa la passione.
Cam. Questa è imprudenza, signore.
Flor. Chiamatela col nome che volete; io la reputo virtù. Camillo, nè per la Boemia e le mille grandezze del suo impero, nè per tutto ciò che il sole rischiara, o che racchiude il seno della terra, o che il mar nasconde nella profondità de’ suoi gorghi inviolati io non romperò i giuramenti che ho fatti a questa fanciulla. Ve ne scongiuro dunque, essendo voi sempre stato l’amico di mio padre, allorchè egli avrà perdute le traccie di suo figlio, perchè mio disegno è di non più rivederlo, di temperar la sua passione coi vostri saggi suggerimenti. Io lotterò colla fortuna per l’avvenire, e m’imbarcherò con l’amante mia sopra un vascello che sta per mettere alla vela, poichè esserle non posso unito su queste sponde. Quanto alla strada che terrò, non vi è d’alcun vantaggio per voi il saperla, come non è d’alcun interesse per me ch’io ve la manifesti.
Cam. Oh signore! vorrei che foste più docile.
Flor. Ascoltatemi, Perdita. (le parla in disparte) Udirò anche voi frappoco. (a Cam.)