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ATTO QUARTO 329

del mondo e il più potente; foss’io il più bel giovine che mai avesse fatto languir alcuna donna; avessi io più scienza che acquistar non ne può il mortale, non farei alcun conto di tali beni, senza l’amore della mia donna, e tutti li porrei ai suoi servigi, o li condannerei a perire.

Pol. Codeste son belle parole.

Cam. E mostrano una grande affezione.

Past. Ma voi, mia figlia, ne dite altrettanto per lui?

Per. Non posso esprimermi così bene, nè pensar meglio: giudico della purezza dei suoi sentimenti da quella del mio cuore.

Past. Datevi le mani adunque e concludete. Voi, miei amici, sarete presenti: io do mia figlia a questo giovine, e voglio che la sua dote eguagli la fortuna del suo amante.

Flor. La dote di vostra figlia deve essere la sua virtù: dopo la morte di mio padre, avrò più ricchezze, che non possiate imaginarlo: ma uniamoci alla presenza di questi testimonii.

Past. Dategli la mano, e voi, mia figlia, la vostra.

Pol. Aspetta, pastore, un istante, te ne supplico. Hai al mondo tuo padre?

Flor. Sì, ma che per ciò?

Pol. Sa egli di tal nodo?

Flor. Nol sa, e nol saprà mai.

Pol. Farmi che un padre sia l’ospite che meglio segga al banchetto del figlio. Ve ne prego, ancora una parola. Vostro padre, è egli divenuto inetto a reggere le cose sue? è impazzito? può parlare, udire, distinguere un uomo da un altro e amministrar le sue cose, o giace nel suo letto incapace di far nulla fuorchè balocchi infantili?

Flor. Mio caro signore, egli è pieno di salute, e serba più forza che non ne hanno la maggior parte dei vecchi della sua età.

Pol. Per la canuta mia barba, se questo è vero, voi gli fate un’ingiuria indegna della tenerezza figliale: è giusto che il figlio si scelga da sè la sposa, ma è anche giusto che il padre, a cui non rimane più altra gioia che quella di vedere una bella posterità, sia consultato in simile negozio.

Flor. Lo consento, ma forti ragioni m’impediscono di partecipare questo nodo a mio padre.

Pol. Ditemi quali sono.

Flor. Non vale.

Pol. Ditele, ve ne prego.

Flor. No, vi dico, no.