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316 LA NOVELLA D'INVERNO

l’orso non avrà ancora metà desinato colla carne del gentiluomo: egli sta ora divorandolo.

Past. Vorrei esser stato vicino, per soccorrere quel povero vecchio.

Cl. (a parte) Ed io vorrei che foste stato accanto alla nave per sussidiarla, sarebbe stata ugual carità.

Past. Orrore, orrore! Ma guarda qui, figlio, e benedici la tua buona fortuna; tu hai incontrati uomini morti, ed io vìvi. Guarda quel che merita d’esser guardato. Vedi tu il bel mantelletto che cuopre la figlia del gentiluomo? Raccogli ora quell’inviluppo, ed esamina quel che contiene. Mi fu predetto che sarei stato arricchito dalle fate; quest’è qualche fanciullo recatomi da loro. Sciogli quei nastri: che hai tu trovato costà?

Cl. Voi fate fortuna nei vostri ultimi giorni; se i peccati della vostra giovinezza vi son perdonati, dovete ben vivere. Eccovi oro.

Past. È oro delle fate, raccoglilo presto, nascondilo, e corri alla capanna per la più breve. Nascemmo felici, garzone, e per esserlo sempre, basterà che siamo segreti. — Le mie pecore vadano dove vogliono. — Vieni, mio caro figlio, prendiamo la via più corta.

Cl. Tornate voi per la più corta con quello che avete trovato; io vado a vedere se l’orso ha neanche lasciato quel gentiluomo, e quanto ne ha divorato: gli orsi non sono mai feroci, se non quando provano la fame: se qualche cosa ha lasciato, la sepellirò.

Past. È una buona opera; se potrai riconoscere da quello che resterà del suo corpo qual uomo era, vienimi a cercare per farmelo vedere.

Cl. Lo farò, e voi mi aiuterete a sepellirlo.

Past. Ecco un giorno felice, mio caro figliuolo. (escono)