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314 LA NOVELLA D'INVERNO

terra; noi avremo forse una gran tempesta, e questo deserto è pieno d’animali feroci.

Ant. Va, sarò con te fra un istante.

Mar. Son lieto di non aver parte nell’opera che state per fare. (esce)

Ant. Vieni, povera fanciulla... ho inteso dire (ma senza crederlo) che le anime dei morti ritornano qualche volta ad errare sulla terra; se ciò è possibile, tua madre mi è comparsa la scorsa notte, perchè non mai sonno somigliò tanto alla verità. Vidi venir verso di me una donna colla testa inclinata ora da una parte, ora dall’altra, nè mai mirai creatura più piena di dolore, nè di aspetto più nobile e più commovente. Vestita di una veste bianchissima, come l’innocenza, ella si è avvicinata al luogo in cui io mi giaceva; tre volte si è inchinata dinanzi a me, e la sua bocca, aprendosi per parlare, fea divenire i suoi occhi come ruscelli; dopo un torrente di pianti, ella ha rotto il silenzio con queste parole: «Virtuoso Antigono, poichè il destino facendo violenza al tuo cuore, ti ha commesso di porre in un deserto la mia povera figlia, la Boemia te ne dischiude di assai lontani; piangi alcun poco, e lascia in essi la figliuola mia che, perduta per sempre, chiamerai col nome di Perdita. A motivo poi di questo barbaro ministero, a cui fosti astretto dal mio sposo, tu non rivedrai mai più la tua Paolina». Proferendo queste ultime parole, ella ha gemuto un acuto grido, ed è svanita per l’aere. Colpito di terrore, io son rimasto convinto che la mia visione era una realtà e non un sogno. Credo dunque che Ermione sia morta, e che Apollo abbia voluto che questa fanciulla essendo di Polissene, venisse deposta in questo deserto per vivervi o per morire sulle terre del vero suo padre. — Tenero fiore, possa tu qui germogliare (ponendo a terra la bambina) ed abbiti accanto questo contrassegno che valga a farti riconoscere. — La tempesta comincia, povera sfortunata, che pel fallo di tua madre sei così esposta all’abbandono e a tutte le sventure che possono seguitarlo! Ben misero son io, di esser costretto dal mio giuramento a un tale ufficio. — Addio, il giorno si oscura ognor più, e il cielo si fa ognora più nero e minaccioso. — Che ruggiti son questi? Farò bene a correre sulla mia barca. Quest’è un luogo selvaggio ch’io abbandono per sempre. (esce inseguito da un orso; entra un vecchio Pastore)

Past. Vorrei che non vi fosse età fra i dieci e i ventitrè anni, che la giovinezza non fosse che un sonno durante quell’intervallo, perchè in esso non si commettono che malefizi. E infatti