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ATTO TERZO 313

digiuno sopra una montagna sterile, dove un eterno inverno producesse un’eterna tempesta, i tuoi patimenti non ecciterebbero la compassione dei Numi, e non ti farebbero ottenere da loro uno sguardo solo.

Leon. Continua, continua; dirne non puoi mai troppo: ho meritato che tutte le lingue mi opprimano coi loro più ingiuriosi nomi.

Sign. (a Paol.) Cessate, cessate; quali che si siano gli avvenimenti, voi falliste, permettendovi l’arditezza delle vostre parole.

Paol. Veggo che trascorsi, e sinceramente me ne pento. Non vi affliggete (al re) per quello che è accaduto, e che al disopra è di ogni riparo; non vi affliggete dei miei rimproveri. Punitemi piuttosto per avervi ricordato quello che dovevate dimenticare. — Mio caro sovrano, perdonate ad una donna insensata, cui l’amore che portava alla vostra sposa, fece così trascendere. Oh insensata! che dico io? Non vi parlerò più di lei, nè dei vostri figli, nè più vi rammenterò il mio sposo, che è pure perduto. Calmatevi, calmatevi, io non vi dirò più nulla di loro.

Leon. Tu hai ben discorso dicendomi la verità, ch’io posso sopportar meglio della tua compassione. Conducimi, te ne prego, dove giaciono le spoglie inanimi della mia sposa e del mio figliuolo, cui una sola tomba racchiuderà, portando iscritta per mia eterna onta, la cagione della loro morte. Una volta al giorno andrò a visitare il loro sepolcro, e lo bagnerò colle mie lagrime. Fo voto di consacrare i miei giorni a tale dovere, finchè la natura potrà reggere a ufficio così penoso. — Venite, andiamo tutti a vedere il miserando spettacolo. (escono)

SCENA III.

Boemia. — Una landa deserta vicino al mare.

Entrano Antigono colla bambina e un Marinaio.

Ant. Tu sei sicuro dunque che il nostro vascello ha approdato sulle coste deserte della Boemia?

Mar. Sì, signore, e temo bene che non vi siamo sbarcati in cattivo momento: il cielo si cruccia, e par minacciarne. In verità, gli Dei sono sdegnati dell’opera che qui compiamo, e faranno ruggir su di noi il loro sdegno.

Ant. I loro sacri voleri si compiano! Va, ritorna a vedere il vascello: non tarderò a raggiungerti.

Mar. Affrettatevi, signore, e non inoltrate molto in questa