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ATTO SECONDO 307


Ant. Tutto quello, signore, che le mie forze e il mio onore possono comportare: offro il po’ di sangue che mi resta nelle vene, per redimere l’innocenza, ed ogni altra cosa che sia in poter mio.

Leon. Quello ch’io chieggo è in tuo potere; giura su questa spada che eseguirai quello che ti comanderò.

Ant. Lo giuro, signore.

Leon. Ascolta, ed obbedisci; pensaci bene, perchè la più piccola omissione segnerà non solo la tua condanna di morte, ma quella di tua moglie dall’infernal lingua, a cui per ora perdoneremo. Noi t’ingiungiamo sul dover tuo di vassallo, di portar lungi di qui questa fanciulla, e di recarla in qualche lontano deserto fuori dei nostri dominii, per abbandonarla là senz’altra pietà alla protezione del suo destino ed al favore del clima. Siccome ella per caso ne è venuta, giusto è che al caso sia abbandonata; toglila di qui.

Ant. Giuro d’eseguir quest’ordine, quantunque una morte subitanea mi fosse stata più accetta di tal clemenza. Su, vieni, povera fanciulla; un qualche genio benefico ispiri ai corvi e agli avvoltoi di alimentarti. Si dice, che i lupi e gli orsi si son qualche volta spogliati della loro ferocia, per adempiere tali ufficii di pietà. Signore, possiate voi essere più felice che nol meritate per quest’opera. E tu, creatura sfortunata, condannata a morire, redenta sii alla benedizione del Cielo. (esce colla fanciulla)

Leon. No, non riconoscerò la prole altrui.

Sig. Vostra Maestà mi permetta d’annunziarle il ritorno dei deputati, che avete spediti a consultar l’oracolo. È un’ora che Cleomene e Dione sono arrivati felicemente da Delfo, ed ora vengono verso questo palazzo.

Sig. Furono ben solleciti.

Leon. Da ventitrè giorni erano assenti: fu grande la celerità; essa ne presagisce che Apollo manifestò subitamente il vero. Preparatevi, grandi della mia Corte: convocate un Consiglio dove possiam fare il processo della nostra sposa sleale, che come venne pubblicamente accusata, sarà pubblicamente giudicata. Finch’ella vivrà, il mio cuore mi sarà di un peso insoffribile. Lasciatemi, e pensate ad eseguire i miei ordini. (escono)