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280 LA COMMEDIA DEGLI EQUIVOCHI

anche fra i due servi. Qual d’essi è l’uomo vero, e quale lo spirito? Chi può distinguerli?

Drom. di S. Io, signore, son Dromio, comandate a lui d’andarsene.

Drom. di E. Io, signore, son Dromio, vi prego di lasciarmi stare.

Ant. di S. Non sei tu Egeone, o l’ombra sua?

Drom. di S. Oh mio vecchio padrone! chi v’ha legato così?

Abb. Qual che si sia quegli che l’ha legato, io lo scioglierò dai suoi ceppi e racquisterò uno sposo ponendolo in libertà. Parlate, vecchiardo, se voi siete l’uomo ch’ebbe un tempo una moglie chiamata Emilia, il di cui seno vi fece padre di due bei fanciulli... Se quell’Egeone siete, parlate all’Emilia vostra.

Duc. Il racconto di stamane è ora illustrato: quei due Antifoli sì somiglianti, e quei due Dromj, eguali l’uno all’altro... di più, quel ch’esso mi disse del suo naufragio in mare... sì certo quest’è il padre, la madre e i figli, che il caso ha oggi radunati.

Eg. Se un sogno non mi delude, tu sei la mia Emilia; se quella sei, dimmi dov’è quel figliuolo che scomparve dagli occhi miei fra le onde?

Abb. Egli ed io, ed uno dei gemelli Dromj, fummo accolti dagli abitanti d’Epidamno: ma un momento dopo, feroci pescatori di Corinto rapiron loro per forza Dromio e il figliuol mio, e me lasciarono in quella città. Quel ch’essi divennero poscia, non saprei dirlo: me la fortuna collocò nello stato in cui mi trovate.

Duc. Antifolo, voi veniste qui da Corinto?

Ant. di S. No, principe, venni da Siracusa.

Duc. Ritirati; io non potrei distinguerti dall’altro.

Ant. di E. Io venni da Corinto, mio grazioso signore.

Drom. di E. Ed io con lui.

Ant. di E. Condotto in questa città dal duca Menacone, vostro illustre zio.

Adr. Chi di voi due ha pranzato con me oggi?

Ant. di S. Io, gentil signora.

Adr. E non siete mio marito?

Ant. di E. No, io sostengo di no.

Ant. di S. Ed io pure lo sostengo, sebbene con tal titolo ella mi chiamasse, e questa bella fanciulla, sua sorella, mi dicesse germano. Quel ch’io narrai oggi, spero di potervelo un giorno confermare, se tutto quel che veggo e ch’odo non è un sogno.

Ang. Ecco la catena, signore, che voi riceveste da me.