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ATTO QUINTO | 275 |
disordine, l’inquietudine, conducono necessariamente l’uomo alla follìa: i vostri rimbrotti gelosi han privato vostro marito dell’uso della ragione.
Luc. Essa gli faceva ogni sua rimostranza colla maggiore dolcezza, allorchè egli irrompeva nelle maggiori brutalità. — Perchè tacete, sorella, udendo tali accuse?
Adr. Questi suoi rimproveri hanno svegliati quelli della mia coscienza. — Entrate, buona gente, e impossessatevi di lui.
Abb. Alcuno non entrerà in questo santuario.
Adr. Fate allora che i vostri servi conducan fuori mio marito.
Abb. Neppure; egli ha preso ricovero in quell’asilo sacro, e dev’essere garantito dalle vostre mani fino che ritornato sia in sè, o ch’io abbia gettate le mie fatiche, facendo opera di soccorrerlo.
Adr. Vuo’ starmi vicino a mio marito, vuo’ essere la sua guardiana assidua; tocca a me il curarlo, e non ad altri: lasciate ch’io lo riconduca a casa.
Abb. Contenetevi, io nol lascierò escire, se prima non ho adoperati tutti i rimedii salutari, tutti i segreti efficaci che posseggo, non che le preghiere, per ristabilirlo nel suo stato naturale: è una parte del mio voto: un dovere pio della nostra istituzione: ritiratevi, e lasciatelo a me.
Adr. Non mi muoverò di qui, non lascierò qui mio marito. Mal si addice al vostro santo ministero il separare lo sposo dalla sposa.
Abb. Tali parole sono inutili: ritiratevi. (esce)
Luc. Venite a chieder giustizia al duca di tale oltraggio.
Adr. Andiamo: mi getterò ai suoi piedi, e non mi rialzerò se ottenuto non abbia, colle mie lagrime e le mie preci, che venga egli medesimo a questo ospizio, e costringa l’abbadessa a rendermi mio marito.
Mer. Se non m’inganno son le cinque, e il duca deve andar frappoco al campo della giustizia, posto poco lungi di qui.
Ang. A che fine?
Mer. Per veder mozzar la testa a un povero mercante di Siracusa, che ha avuta la sventura di por piede in questa baia, infrangendo con tale imprudenza le leggi e gli statuti della città.
Ang. Eccoli di fatti; vedrem noi pure l’esecuzione.
Luc. Gettatevi ai piedi del duca, prima che passi l’abbazia. (entra il Duca con seguito; Egeone col capo nudo, il Carnefice e molti soldati).
Duc. Gridate anche una volta, che se v’è qualcuno che voglia pagare la somma per lui, ei non morrà, tanto c’interessiamo alla sua sorte.