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252 | LA COMMEDIA DEGLI EQUIVOCHI |
Drom. Fu mai uomo egualmente posto fra tale incudine e tal martello? (esce)
Luc. Su via, non vedete come la collera altera il vostro viso?
Ant. Ei se ne starà dunque colle sue nuove amanti, intantochè io derelitta anelerò ad uno dei suoi sguardi? Il tempo distruttore ha egli rapito qualche vezzo alle mie guancie? Il mio consorzio è meno piacevole? Il mio spirito è fatto più arido? Ah! s’io non ho più la mia allegria, è la sua insensibilità più dura del marmo che ha appasita la mia imaginazione. Se quelle doti io non ho più, furono le sue durezze che me le tolsero. Sì, fu esso solo che fe’ cangiare i miei lineamenti. Un solo dolce raggio dei suoi occhi rianimerebbe la mia bellezza e la farebbe rifiorire. Ma indocile e bollente come il cervo in amore, egli varca i suoi ripari, e corre lungi in traccia di nuovi pascoli. Io, sfortunata! io non son più che il mantello che servo a cuoprire le sue infedeltà.
Luc. Oh gelosia! passione che offende e altri e sè. Sorella, sbanditela dal vostro cuore.
Adr. Non vi sono che le donne insensate che possano perdonare sì fatti oltraggi. Io so che i suoi occhi recano altrove l’omaggio della sua tenerezza; sè ciò non fosse qual cagione gl’impedirebbe di starsene al fianco della sua sposa? Il gioiello meglio legato smarrisce alla fine il suo splendore: l’oro col tempo si macchia e si logora, sebben dicasi di no: non v’è uomo, per quanto nobile, che non commetta infedeltà. Poichè la mia bellezza non ha più alcun incantò a’ suoi occhi, offuscherò colle lagrime quel che me ne rimane, e morirò piangendo.
Luc. Di quali propositi insensati non è capace una smania gelosa! (escono)
SCENA II.
La stessa.
Entrano Antifolo di Siracusa.
Ant. L’oro che affidai a Dromio è deposto in sicurezza nell’albergo del Centauro, e il compiacente mio servo è andato ad errare per la città in traccia del suo signore. Eccolo che ritorna. (entra Dromio di Siracusa) Ebbene, che ne dici ora? Hai lasciata la manìa delle tue beffe? Se ti piacciono le percosse, non devi che riprender le tue celie con me. Conosci ora il Centauro? Confessi di aver ricevuto dell’oro? La tua padrona ti manda in traccia di