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ATTO QUINTO 239

per tema che questo mar di gioia che mi inonda non finisca per togliermi il senno. Avvicinati, avvicinati, tu che la vita restituisti a quegli che te la diede, tu che in mar nascesti, che sepellita fosti a Tarso, e di nuovo fosti in mare trovata! Elicano, inginocchiati, e ringrazia i sommi Dei con quella voce che ha il tuono, quando ne minaccia: questa è Marina. — Qual fu il nome di tua madre? Dimmelo, perchè la verità non potrebbe mai esser confermata abbastanza, se anche i dubbi non si fanno sentire.

Mar. Prima di tutto, signore, chi siete?

Per. Io son Pericle di Tiro: dimmi ora (e sii come nel resto felice) il nome della mia sposa, della madre tua?

Mar. Ella chiamavasi Taisa. Taisa, che morì mentr’io nacqui.

Per. Sii benedetta, tu sei la figlia mia. Ella è Marina, Elicano, non uccisa in Tarso dal nefando Cleone, com’ella ti dirà, ma qui portentosamente venuta. Inginocchiati dinanzi a lei, che ella è la tua principessa. — Chi è quest’uomo?

El. È il governatore di Mitilene che venne per salutarvi.

Per. Siate il bengiunto, signore. Datemi le mie vesti: vuo’ riprendere le mie antiche abitudini. Oh Cielo, benedici questa fanciulla! Ma udite questa musica? Spiega minutamente ad Elicano, Marina, come tu sei mia figlia: egli sembra ancor dubitarne. — Che musica è questa?

El. Signore, io non ne odo alcuna.

Per. Alcuna? È la musica delle sfere: ascoltala tu, Marina.

Lis. Non è bene contraddirlo: secondatelo.

Per. Meravigliosi suoni! Voi non li udite?

Lis. Odo, signore una musica...

Per. Una celeste musica: essa lusinga tutti i miei sensi, e dolcemente mi assopisce: lasciatemi riposare. (si addormenta)

Lis. Ponetegli un guanciale sotto la testa e allontaniamoci da lui (vien tirata la cortina del padiglione in cui sta Pericle) Amici, se gli eventi rispondono all’idea ch’io n’ho concetta, saremo tutti felici. (escono)

SCENA II.

La stessa.

Pericle sul ponte del vascello addormentato; Diana che gli apparisce come in visione.

Dian. Il mio tempio è in Efeso; colà corri, e celebra un sagrifizio sul mio altare. Ivi, allorchè tutte le sacerdotesse saran raccolte al cospetto del popolo, dichiara come tu perdesti la tua