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238 | PERICLE PRINCIPE DI TIRO |
gnata. Chi furono i tuoi genitori? come li perdesti? qual è il tuo nome? Rispondimi, te ne scongiuro.
Mar. Il mio nome è Marina.
Per. Oh! io sono schernito, e tu fosti qui mandata da qualche irato Dio, onde farmi divenire oggetto di riso.
Mar. Calmatevi, buon signore, o parto.
Per. No, sta; tacerò: tu non sai come abbi commosso il mio cuore, dicendomi che ti chiamavi Marina.
Mar. Il nome di Marina mi fu dato dal re mio padre.
Per. Tu sei figlia di un re? Marina ti chiami?
Mar. Diceste che mi avreste creduta, ma poichè veggo ch’io turbo la vostra pace, finirò.
Per. Sei tu di carne e di sangue? hai un cuore che batta? non sei un’emanazione dell’aere? non v’è in ciò inganno? Ebbene, parlami, dove nascesti? e perchè ti chiami Marina?
Mar. Perchè nacqui in mare.
Per. In mare? E tua madre?
Mar. Mia madre era figlia di un re, come mi raccontò spesso piangendo la mia buona nudrice Licorida.
Per. Ah, indugia, indugia un istante! Quest’è il sogno più straordinario che mai lusingasse la mente di un mortale... (a parte) È impossibile: mia figlia venne sepolta... Ripetimi dove nascesti? Poi ti ascolterò fino al termine del tuo racconto, senza più interromperti.
Mar. Voi non mi crederete: sarebbe meglio ch’io tacessi.
Per. Ti crederò fino all’ultima sillaba... parla, parla. Come venisti in questi luoghi? da chi derivi?
Mar. Il re, mio padre, mi lasciò in Tarso, dove il crudel Cleone colla sua malvagia moglie cercarono di trucidarmi: ma una banda di pirati mi strappò al mio uccisore e mi portò in Mitilene. Ma perchè piangete, signore? Forse mi credete mendace? No, in verità, io son la figlia di Pericle, del buon re Pericle.
Per. Elicano!
El. Chiamate, signore?
Per. Tu che sei un grave e sagace consigliere, dimmi se puoi, chi è questa fanciulla che mi ha fatto piangere così?
El. Non saprei, signore, ma qui vi è il governatore di Mitilene che parla di lei con molto rispetto.
Lis. Ella non ha mai voluto dichiarare chi fossero i suoi genitori, e mostra sempre di rammentarli piangendo.
Per. Oh Elicano! battimi, sferzami, infliggimi qualche tortura,