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232 PERICLE PRINCIPE DI TIRO


Cor. (a Marina in disparte) Badate, fanciulla, che questo è un uomo d’onore.

Mar. Desidero di trovarlo tale.

Cor. Badate ch’è il governatore di questo paese, e ch’io gli ho molti obblighi.

Mar. Se egli vi governa, dovete infatti essergli obbligati; ma quanto onore possa trovarsi nel governarvi, è ciò che ignoro.

Cor. Senz’altri discorsi, volete trattarlo gentilmente? Egli vi empirà il grembiule d’oro.

Mar. Ciò che farà graziosamente io lo accetterò con riconoscenza.

Lis. Avete finito?

Cor. Signore, ella non è per anche doma; converrà che abbiate molta pazienza. Venite; la lascieremo insieme con lui. (esce col Mez. e Boult.)

Lis. Andatevene una volta. — Ora, mia bella, da quant’è che esercitate il mestiere?

Mar. Qual mestiere, signore?

Lis. Quello ch’io non posso nominare senza offendervi.

Mar. Il mestier mio non mi può esser di vergogna. Nominatelo.

Lis. Da quant’è che fate questa professione?

Mar. Da che ho memoria.

Lis. L’incominciaste così giovine?

Mar. Anche troppo giovine, se ora sono giovine.

Lis. La casa in cui siete è molto al di sotto del vostro merito.

Mar. Voi conoscete questa casa e venite qui? Udii dire, che siete un uomo d’onore, e che governate questa città.

Lis. La vostra principale ve lo disse?

Mar. Chi è la mia principale?

Lis. Quella donna che era qui testè, che sparge per tutto i semi della vergogna e dell’iniquità. Voi udiste chi sono, e potrei farvi tremare: ma io vi sarò sempre amico, e la mia autorità non vi si darà mai a sentire. Venite, entriamo in qualche stanza, andiamo.

Mar. Se siete un uomo d’onore, mostratelo adesso: prendete a cuore la mia situazione, e rendetemi giustizia.

Lis. Che volete voi dire? Delirate?

Mar. Io sono una povera fanciulla, cui la crudel fortuna ha cacciato in questo infame luogo, dove trascino una vita miserabile..... Oh! Così i buoni Dei volessero trasmutarmi nel più piccolo uccello che scorre per l’aere, ond’io potessi fuggire di qui.

Lis. Non sapevo che tu parlassi così bene, nè l’avrei creduto. Se anche avessi avuto il cuore corrotto, il tuo dolore me lo