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ATTO QUARTO 229


Cl. Foss’io signore di tutto il mondo, e lo avrei dato per annullare tal opera. Oh fanciulla, degna al pari per virtù e per sangue di essere la prima delle principesse, come infamemente fosti assassinata! Empio Leonino, tu pure però moristi, e avvelenato da costei, che ti fece commettere l’empio omicidio. Ha che dirai tu, mostro, allorchè Pericle ti chiederà sua figlia?

Dion. Che ella è morta, che dei decreti del fato niuno è responsabile; che non potemmo salvarla. A meno che voi non confessiate tutto, che potrà egli rispondermi?

Cl. Oh! va; di quante colpe furono commesse in terra, gli Dei riputeranno questa la maggiore.

Dion. Tacete una volta; io arrossisco di tanta vostra debolezza. Nessuno, fuori di voi, sa com’ella fosse uccisa, e niuno lo potrà più sapere, sendo morto Leonino. Ella disprezzava mia figlia, e stava fra lei e le sue fortune: niuno la guardava, assorto negli occhi di Marina: per questa erano tutte le lodi, tutti gli augurii, nulla per la nostra. Ciò mi ferì il cuore, e sebbene voi chiamiate snaturata la mia opera, io doveva compierla per amore di madre.

Cl. Gli Dei ve la perdonino.

Dion. E quanto a Pericle, che dovrebbe egli dire? Noi piangemmo sui suoi funerali, ed anche ora piangiamo: il suo monumento è quasi terminato, e il suo epitafio, in lettere di lucido oro, dichiara le sue virtù, e l’amore che noi le portammo.

Cl. Tu sei come le arpie, che per ingannare hai sembianze di angelo e artigli d’aquila.

Dion. Voi vi mostrate il più inetto uomo, ricordando tanto un fatto che non può aver conseguenze, e che fin dal primo giorno doveva essere sepolto nell’obblío. (escono; entra Gower dinanzi al monumento di Marina a Tarso)

Gow. Così corre la scena, e rapide son così le umane vicissitudini. Voi, che assistete a questa rappresentazione, compatiteci, e traetene insegnamento; perdonateci soprattutto la licenza, con cui vedete che passiamo da un luogo del mondo all’altro. Tornando alla nostra storia, vi dirò che Pericle sta ora traversando di nuovo gl’instabili mari, con gran corteo di signori e di cavalieri, e ciò per vedere sua figlia, delizia della sua vita. Il vecchio Escano è lasciato al governo. I vascelli approdano, e il dolente padre corre per tutto in traccia della figlia sua, finchè s’imbatte nel suo monumento. Mirate ciò un po’ meglio in azione, e poi tornerò a parlare.