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220 PERICLE PRINCIPE DI TIRO


Cer. Con quanta cara è chiusa e suggellata! Il mare fu da tanto da sollevare sì fatta cassa?

Dom. Non mai vidi flutti più irati, signore.

Cer. Apritela, apritela... ma adagio... parmi ne emani un soavissimo odore.

Gent. Un odor delicato.

Cer. Quale di rado sentii..... aprite. Oh potentissimi Dei! Che v’è costà? Un cadavere!

Gent. Strano infatti!

Cer. Regalmente vestito! Imbalsamato e cosparso di gemme e di essenze! Che pergamena ha con se? Apollo, fammene intendere i caratteri. (svolge un foglio che stava nella cassa e legge) Se questo feretro approderà mai a qualche terra, io, re Pericle, fo noto, che esso racchiude la regina più degna che mai vivesse. Chiunque la trova, le dia sepoltura, poichè ella fu figlia di re: insieme a queste gemme, che per suo guiderdone potrà appropriarsi, gli Dei lo ricompenseranno della sua carità! Se tu vivi, Pericle, dev’essere grande la tua ambascia! — Forse essi naufragarono stanotte.

Gent. Facilmente, signore.

Cer. Sì certo, stanotte, poichè, guardate com’ella è anche fresca! Barbari furono coloro che la gettarono in mare. Accendete fuoco: recatemi quei vasi che stanno nel mio gabinetto. La morte talvolta usurpa alla natura ore, su di cui non avrebbe possanza. Udii parlare di un egiziano che giacque per nove ore morto e poi rinvenne, (entra un domestico con alberelli, panni bianchi e fuoco) A meraviglia; il fuoco e i drappi. Fate che sii oda un po’ di musica, disponete all’aria aperta le sue belle membra. Signori, questa regina rivivrà: ella riscuoterassi; un tepido fiato spirerà ancora dalla sua bocca; ella è solo svenuta, non morta. — Mirate, mirate, come a poco a poco tornano ad incolorarsi le sue gote, e come la vita fiorisce di nuovo in lei!

Gent. Il Cielo, signore, renda bella la vostra fama per sempre.

Cer. Ella rivive; mirate! le sue palpebre, che nascondono i celesti gioielli che Pericle ha perduti, cominciano a separarsi, e i diamanti dell’acqua più bella ricompariscono per doppiare le ricchezze della terra. Oh! vivi, e fanne piangere narrandoci il tuo fato, celeste creatura. (Taisa comincia a muoversi)

Tais. Oh cara Diana! dove son io? dov’è il mio signore? che mondo è questo?

Gent. Non è ciò strano?