Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1859, VII.djvu/226


ATTO TERZO 217

SCENA I.

Entra Pericle sopra un vascello in mare..

Per. Tu, Dio di queste vaste solitudini, frena le onde che si distendono minacciose dal cielo all’inferno: tu che hai impero sui venti, incatenali col potente tuo braccio, che troppa è l’ira con cui essi ruggiscono sulla terra! Oh! acqueta il tuo formidabile, il tuo tremendo tuono: spegni quei lampi! — Licorida, gentil Licorida, come sta la mia sposa? — Feroce tempesta, non avrai tu più fine? — Il fischio del marinaio è come una parola di morte, proferita all’orecchio del passeggiere. — Licorida, Lucina, oh cara Diva, che accorri di notte ai gemiti delle partorienti, proteggine, vieni qui da noi, e rendi miti i dolori che debbono far divenir madre la mia regina! — Licorida, ebbene? (entra Licorida con una bambina)

Lic. Ecco una creatura troppo giovine per questa dimora, che se comprendesse il pericolo che corre, morrebbe, come io forse farò. Prendete fra le vostre braccia questo frutto della vostra sposa morta.

Per. Oimè! che dici Licorida?

Lic. Calmatevi, buon signore, non secondate voi pure la tempesta. Quest’è quanto rimane della vostra donna... una fanciulletta, per amore di cui dovete sostenere le vostre ambascie.

Per. Oh Dei! perchè ne fate voi amare i vostri doni, e ce li rapite poi così? Noi mortali non ridomandiamo quello che abbiam dato una volta, e siamo quindi più generosi di voi.

Lic. Calmatevi, buon signore.

Per. Oh! lieta almeno sia la tua vita, perchè fanciulla mai non ebbe nascita più tempestosa. Liete scorrano le tue ore, dappoichè vieni a questo mondo cogli auspicii più tristi che mai avesse figlio di principe. Tu vesti natali sì solenni, quali il fuoco, l’aria, l’acqua, la terra e il cielo potevano darteli, per annunziare il tuo distacco dal seno di tua madre. La perdita prima che soffrì, è già troppo grande, perchè tu vi possa sopravvivere. Gli Dei abbiano pietà di te! (entrano due marinai)

Mar. Coraggio, signore. Iddio vi salvi.

Per. Coraggio ne ho, nè temo i flutti: nulla di male possono più farmi: per amore però di questa povera fanciulletta nata da poco, vorrei si calmassero.

Mar. Allenta le funi, vediamo d’andare a ritroso.