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ATTO SECONDO | 215 |
Sim. Viene mia figlia, che potrà divenire giudice della nostra contesa. (entra Taisa)
Per. Voi che siete virtuosa, quanto bella, spegnete la collera di vostro padre, che crede ch’io v’abbia sollecitata d’amore.
Tais. E dove fosse, potrebbe egli sdegnarsene, se da ciò dipende la mia felicità?
Sim. Così rispondete? — Sono lieto di questa passione. — Io vi domerò, vi rimetterò in soggezione. Vorrete voi, senza il mio consenso, darvi ad uno straniero? che, per quanto io ne so, (a parte) dev’essere di sangue nobile come il mio. — Udite, donzella; conformate alla mia la vostra volontà; e voi anche, signore, ascoltatemi. Lasciatevi entrambi guidare da me; o io vi farò... marito e moglie. Venite, le vostre mani e le vostre labbra suggellino il contratto, e congiuntesi, io distruggerò le vostre speranze, dicendo: Dio vi conceda ogni gioia! Siete contenti entrambi?
Tais. Sì, se voi lo siete, signore.
Per. Contento, quanto un cuore lo può essere in terra.
Sim. Siete bene d’accordo?
Entrambi. Sì, così piaccia a Vostra Maestà.
Sim. Son lieto al pari di voi di queste nozze, che tosto vogliam si festeggino con ogni onore. (escono)