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210 PERICLE PRINCIPE DI TIRO


SCENA III.

La stessa. — La sala d’un palazzo in cui è preparato un banchetto.

Entrano Simonide, Taisa, Pericle; Signori, Cavalieri e seguito.

Sim. Cavalieri, il dirvi che siete i benvenuti, sarebbe superfluo, come il voler porre in luce le opere vostre che da se stesse si manifestano. Apparecchiatevi ad esser lieti, poichè l’allegria si addice a così fatte adunanze. Voi siete miei ospiti.

Tais. E a voi, mio ospite e cavaliere, a voi io do questa ghirlanda d’alloro, che vi fa re in questo giorno felice.

Per. L’ottengo più per fortuna, che per merito.

Sim. Dite ciò che volete, la giornata è vostra; e nessuno vi sarà, spero, che invidii i vostri trionfi. Molti furono i valorosi, ma niuno che spiegasse tanta virtù. Venite, regina della festa, (che tale o figlia voi siete) assidetevi al vostro posto, e additate ad ognuno il seggio che gli spetta.

I Cavalieri. Molto siamo onorati dal buon Simonide.

Sim. La vostra presenza m’allieta, noi amiamo l’onore, perocchè chi odia l’onore, odia gli Dei. Ponetevi voi costà.

Per. Fate che vi si assida un più degno.

Cav. Non disputate, signore, perchè noi siamo gentiluomini, che nè invidiamo i grandi, nè abbiamo gl’infimi in disprezzo.

Per. Voi siete gentili, cavalieri.

Sim. Sedete, sedete, signore.

Per. Per Giove, ch’è il re dei pensieri, io stupisco che queste vivande mi sembrano così scipite!

Tais. Per Giuno, ch’è regina del matrimonio, tutto quello ch’io mangio, mi pare amaro, e desidererei di cibarmi soltanto di lui, certo egli è un pro’ gentiluomo.

Sim. È un gentiluomo di campagna che non ha fatto più di quello che han fatto gli altri cavalieri, romper cioè una lancia: non pensate più a lui.

Tais. A me egli sembra come un diamante in mezzo a vetri.

Per. (a parte) Codesto re rassomiglia a mio padre, se il ritratto ch’io ebbi non mentisce. In tal gloria egli pure era un dì, e principi aveva intorno al suo trono, che pendevano da un suo cenno. Ognuno s’inchinava a lui, ognuno lo poneva alle stelle, e la sua pompa nondimeno è tutta offuscata nel figliuol suo. Da