Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1859, VII.djvu/213

204 PERICLE PRINCIPE DI TIRO

che nazione vicina, approfittando dei nostri guai, avrà caricata quella flotta di soldati per soggiogarne: e verrà a far una conquista senza gloria e senza dignità.

Sign. Di ciò non vuol temersi: dalle bianche bandiere spiegate si discerne che sono amici i vascelli che vogliono approdare qui.

Cl. Tu parli come l’inesperto, che pone fede nelle mostre esteriori. Ma di che temeremmo noi? Tanto giù siam caduti, che di più omai non possiamo discendere. Va, e di’ al capitano di quella flotta che l’aspettiamo qui, per sapere perchè viene, di dove viene, e che vuole.

Sign. Vado, signore. (esce)

Cl. Benvenuta è la pace, se ei ne arreca pace: se guerra, non potremo resistergli. (entra Pericle col suo seguito)

Per. Nobile governatore, che tale ci vien detto che siate, non vi prenda stupore dei nostri vascelli e delle nostre milizie. La fama delle vostre miserie giunse pur anche in Tiro, e noi abbiamo veduta la desolazione che regna per queste contrade. Noi non venimmo per accrescere il carico dei vostri dolori, ma per alleggiarli per quanto era da noi. Voi forse potreste credere che quei nostri vascelli, come il cavallo di Troia, fossero carichi di armati, giunti per guerreggiarvi, ma essi invece recano abbondanza di granaglie, che faranno cessar la carestia di questa povera terra.

Tutti. Gli Dei della Grecia vi proteggano! Noi li pregheremo sempre per voi!

Per. Sorgete, ve ne supplico, sorgete: noi non vogliam venerazione ma amore, e un ricovero benigno per noi e pel nostro seguito.

Cl. Se qualcuno di noi potesse pensare a non accordarvelo, ei sarebbe degno della maledizione del Cielo! Siate il bengiunto, ottimo principe, e vivete certo della nostra riconoscenza.

Per. Vi crediamo volontieri; apparecchiatevi intanto a banchettare, e aspettiamo tutti giorni migliori di quelli che abbiamo veduti. (escono)