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200 PERICLE PRINCIPE DI TIRO

vinti prima di aver combattuto, e uomini che mai non l’offesero verran puniti. La compassione che provo per questi miei sudditi più che il timore di me (che non son che la cima frondosa dell’albero che ne adombra le radici e le protegge) fa languire il mio corpo e gemere l’anima mia.

Sign. Gioia e salute a voi, mio principe.

Sign. La pace e i conforti rallegrino il vostro spirito.

El. Tacete, tacete, signori; è un ingannare i re l’adularli, perchè l’adulazione è il mantice che soffia ogni peccato: la cosa adulata divien come una scintilla, che quel vento converte di subito in fiamma; mentre le verità dette con moderazione fanno onore a chi le proferisce e a chi le ascolta. Allorchè questi signori vi fanno augurii essi fingono di non avvedersi del vostro stato: ma io mio principe... perdonatemi o punitemi se volete... io non posso dissimularvi il malcontento che traspare da voi.

Per. Ogni altro di voi ci lasci, e sia vostra cura d’andare al porto per vedere quali vascelli sono approdati, e venircene poscia ad informare. — (escono i Sign.) Elicano, io credo a te: or che vedi tu ne’ miei sguardi.

El. Una gran tempesta, mio temuto signore.

Per. E se ciò è, come ardisci tu esporviti, e invece non te ne allontani?

El. Come ardiscono le piante riguardare al cielo da cui traggono il loro alimento?

Per. Tu sai ch’io potrei toglierti la vita?

El. (inginocchiandosi) Eccovela, toglietemela, se volete.

Per. Alzati, te ne prego, alzati, ed assiditi al mio fianco; tu non sei un adulatore, te ne ringrazio, e non voglia il Cielo che i re chiudano ai loro falli le orecchie! Degno consigliere e servo di un principe, a cui per la tua saviezza dovresti imperare, che debbo fare io?

El. Sopportare con pazienza quei dolori che vi stan sopra.

Per. Tu parli come un medico, Elicano, che amministra all’infermo una pozione ch’egli tremerebbe d’inghiottire. Ascoltami. — Io andai ad Antiochia, dove sai che, sfidando la morte, volli venire in possesso di quella egregia bellezza, da cui sperava una gloriosa posterità colla gioia de’ miei popoli. Il di lei volto superava ai miei occhi ogni maraviglia, ma il resto... (odilo all’orecchio)... era incestuoso e infame. Questa scoperta ch’io feci, e che lasciai travedere a metà, mi attirò però dal suo reo padre adulazioni, non isdegni; ma tu sai che quando i tiranni accarezzano è allora appunto che meditano di ucciderti. Il qual timore fatto