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196 | PERICLE PRINCIPE DI TIRO |
legge (onde continuar così a possedersela, o per tener gli uomini in terrore) che chiunque la voleva per sposa doveva spiegare prima certo enigma, o non riescendovi, soggettarsi a perdere la vita: così per lei molti morirono, come i vostri sguardi contristati ne potran far fede1; e come poi tutto ciò finisse, ora vedrete, se la pazienza vi reggerà per assistere fino al termine di questo lavoro. (esce)
SCENA I.
Antiochia. — Una stanza nel palazzo.
Entrano Antioco, Pericle e seguito.
Ant. Giovine principe di Tiro, voi vi siete pienamente conformato alle pericolose condizioni congiunte al carico che imprendete.
Per. Sì, Antioco, e con anima infiammata dal più puro amore sfiderò impavidamente la morte. (si ode musica)
Ant. Fate venire nostra figlia, abbigliata come una vergine, degna dei supremi amplessi dell’Altitonante; nostra figlia, al di cui nascere sorrisero le stelle, e che la natura si compiacque di abbellire d’ogni perfezione. (entra la figlia di Antioco)
Per. Eccola che giunge fresca come la primavera e com’essa diffonde intorno una soave fragranza. Quel suo bel volto è un libro che non contiene che amabili parole, e da cui ogni tristizia è sbandita. Oh! voi sommi Dei, che mi accendeste d’amore pel frutto di quell’albero divino, talchè son deciso o di gustarlo, o di morire, voi soccorretemi pietosi, mentre io m’abbandono alla vampa che mi accendeste nel cuore, e fatemi giungere al possesso di sì indicibile felicità!
Ant. Principe Pericle...
Per. Così potessi esser figlio del grande Antioco!
Ant. Dinanzi a te sta questa vaga Esperide, col suo aureo pomo custodito dai fiammanti draghi. Il suo volto, simile al cielo, non parla che di gloria; ma la morte, la crudel morte, si nasconde dietro a quel velo. Molti principi famosi al par di te, invaghiti della sua bellezza, vollero tentare la tremenda prova, e gli scarni loro teschi, e il biancheggiare delle loro ossa insepolte, possono dirti qual fosse l’esito della loro impresa avven-
- ↑ Additando le porte del palazzo di Antiochia, su cui stanno confitte molte teste.