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192 MISURA PER MISURA. — ATTO QUINTO


Duc. Calunniare un principe è delitto che merita tal castigo. — Voi, Claudio, pensate a riparare l’onore di quella che avete offesa: a voi, Marianna, auguro ogni felicità; amatela, Angelo, io l’ho confessata, e so quanto sia virtuosa. — Vi ringrazio, Escalo, mio degno amico, della vostra grande bontà; nell’avvenire vi darò altre prove della mia riconoscenza. Te ringrazio pure, Prevosto, delle tue cure e della tua discrezione: t’impiegherò in ufficii meglio adatti al tuo cuore. Perdonategli, Angelo, per aver egli portata la testa di un malandrino invece di quella di Claudio. È fallo che ha in sè il suo perdono. — Cara Isabella, debbo farvi una dimanda che riguarda la vostra felicità, e se volete prestarmi orecchio docile, quello che è mio sarà vostro, e quello che è vostro sarà mio. — Su, andiamo; entriamo nel nostro palagio: là vi riveleremo quello che è ancora nascosto, e di cui giova che siate istrutti. (escono)



FINE DEL DRAMMA.