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ATTO PRIMO | 11 |
dezze di molti cavalieri dell’ardente Spagna, che morti siano nei litigi di questo secolo. S’ei vi diverta, signori, è ciò ch’io non so, ma in quanto a me, affermo che mi piace molto di udirlo mentire, e che l’impiegherei volentieri fra i miei giullari.
Bir. Armado! È uno degli uomini più illustri: il vero cavaliero della moda.
Long. Quel buffone di Costard ed egli saranno il nostro sollazzo: con essi passeranno in breve tre anni di studio. (entra Dull con una lettera e Costard)
Dull. Qual è veramente la persona, del duca?
Bir. Questa, amico; che vuoi da lui?
Dull. Io rappresento la sua persona, perchè sono il constabile, ma nondimeno lo vorrei vedere in carne ed ossa.
Bir. È questo.
Dull. Il signor Arm... Arm... mi raccomanda a voi. Vi sono grandi villanie per aria; questa lettera ve lo dirà.
Cost. Signori, il contenuto di quella lettera contiene me.
Re. Una lettera del grande Armado.
Bir. Per quanto lieve ne sia il soggetto, le parole che lo dichiarano saran sublimi.
Long. Iddio ci dia sapienza.
Bir. Per udire, o per astenerci dall’intendere?
Long. Per udire con calma, signore, e per ridere moderatamente, o per non fare nè l’uno nè l’altro.
Bir. Bene, signore, sarà secondo lo stile della lettera.
Cost. È materia che mi riguarda, e che concerne Giacometta. Il fatto è ch’io fili preso sul fatto.
Bir. Su qual fatto?
Cost. Sul fatto che fui veduto con lei nella fattoria, con lei nel parco, con lei nel bosco. Tale è la semplicità dell’uomo, che di rado sa distogliersi da quello che lo alletta.
Re. Non perdiamo altro tempo con questo stolido, e leggiamo la lettera. (legge) Gran luogotenente, illustre vicerè del Cielo, e solo dominatore della Navarra, Dio terrestre della mia anima, e benigno alimentatore del mio corpo...
Cost. Non dice una parola di Costard?
Re. (leggendo) È di fatto...
Cost. Come pronto è in affermare.
Re. Taci.
Cost. Come osa prendermi di fronte.
Re. Non una parola di più.
Cost. Intorno ai segreti altrui, ve ne prego.